lunedì 26 ottobre 2009

Festival del Cinema di Roma - A night to remember


La vostra Zazie è appena tornata da Roma, dove è stata in missione cinematografica neanche tanto segreta.
Ho infatti assistito, la sera di giovedi 22 Ottobre, a due eventi della quarta edizione del Festival del Cinema: l'incontro con il pubblico di Meryl Streep (che ha vinto quest'anno il Marc'Aurelio d'Oro alla carriera) e l'anteprima europea del nuovo film dei fratelli Coen, A Serious Man.
Come si dice da queste parti: pas mal, se poi ci aggiungete un simpatico fuori programma, consistito in due amabili chiacchiere con Joel Coen e sua moglie Frances McDormand nel giardino dell'Hotel de Russie davanti a un bicchiere di vino bianco, allora ci scappa pure un YABADABADUUUU!!!!!
Ma veniamo ai fatti.
Di Meryl Streep non penso ci sia bisogno di dire molto: considerata, a ragione, la più grande attrice vivente, è stata accolta e poi congedata dal pubblico con due lunghe standing ovation. Ho provato a pensare ad un'altra attrice che le possa stare al passo, ho capito che non c'è. Forse Dame Judy Dench, ma non nella carriera cinematografica. La verità è che rivedendo gli spezzoni tratti dai suoi film che lei ha scelto di proporre, si rimane soggiogati dalla sua bravura: Manhattan, La scelta di Sophie, Il Cacciatore, I ponti di Madison County, Kramer contro Kramer, Innamorarsi, Il Diavolo veste Prada... la Streep cambia accento ad ogni film, eccelle nel dramma come nella commedia, sa cantare, ballare, essere dolcissima, essere stronza, disperarsi, farci ridere. E il tutto in modo così naturale da farci credere che sia un gioco da ragazzi, ma non lo è, altrimenti ci sarebbero in giro più attrici come lei. 
Comunque, con il pubblico, la Streep è perfetta: elegantissima, sobriamente truccata, sembra una diva ma è estremamente alla mano. Scherza sui suoi problemi con la tecnologia, racconta di quanto sia taciturno ma carismatico Robert De Niro, lascia cadere una battuta su Woody Allen al momento giusto o fa una riflessione sul cinema che cattura subito l'attenzione. Insomma, chapeau! Prima del suo incontro, una bellissima sorpresa, da lei stessa richiesta: la programmazione di un breve documentario sull'attore americano John Cazale, morto giovanissimo (a 42 anni, di un cancro ai polmoni), con solo 5 film all'attivo che sono però rimasti nell'immaginario collettivo: Il Padrino parte I e II, La Conversazione, Quel pomeriggio di un giorno da cani e Il Cacciatore

I knew it was you: Rediscovering John Cazale, è ricco di interviste a persone del cinema che l'hanno conosciuto e hanno lavorato con lui. Tra gli altri: Francis Ford Coppola, Sidney Lumet, Al Pacino, Steve Buscemi, Gene Hackman, Robert De Niro e la stessa Meryl Streep, che è stata la sua compagna per due anni, dal 1976 fino alla sua morte nel 1978 (avvenuta appena terminate le riprese del Cacciatore). Cazale dimostra ampliamente che, nel cinema, non esistono piccole parti, ma solo piccoli attori.
A seguire, il nuovo film dei Coen che, se ce ne fosse mai stato bisogno, arriva a riconfermare il talento sfacciato di questi due fratelli del Minnesota. E proprio nella loro città natale, St. Louis Park, si svolgono le avventure tragicomiche del professore universitario Larry Gopnik, assalito da una serie di sventure che lascerebbero senza fede anche il più ortodosso degli ebrei. La moglie lo scarica per un altro uomo, uno studente lo coinvolge suo malgrado in un losco affare, i figli si preoccupano più di come si prende la TV o di come andare ad una festa piuttosto che dei suoi guai, il fratello semi-demente e/o mezzo-genio gli procura solo grattacapi, i rabbini a cui si rivolge in cerca di risposte sembrano in preda ad uno stato confusionale peggiore, se possibile, del suo. Insomma, il povero Gopnik se la vede bruttissima, e vi toccherà andare al cinema per sapere come tutto questo andrà a finire. 
A me sembra che i Coen, come alcuni altri grandi registi che ho avuto la fortuna di seguire dagli esordi ai giorni nostri (penso, per fare un altro esempio, ad Almodovar), sono diventati dei "classici", e intendo classico nel senso meraviglioso del termine. Se ci si pensa bene, non sono tanti i registi che hanno saputo evolversi nel tempo rimanendo fedeli a loro stessi. Da Blood Simple in poi, i Coen hanno sviluppato un loro discorso, un loro modo di fare cinema, di raccontare le storie, di usare le atmosfere a loro care (penso ai tanti film che hanno ambientato nell'America degli anni '30-'40), di condividere il loro sense of humor (no, dico, siamo o non siamo ancora qua ad utilizzare le battute di Drugo del Grande Lebowski?) e di riflettere sulla realtà che ci circonda (sfido chiunque a non essere uscito angosciato dalla visione di No country for old men). Insomma, i Coen nel tempo si sono raffinati, ma non sono cambiati, sono migliorati. In questo film ci sono un prologo fulminante, un paio di momenti da antologia (il bar mitzvah del figlio di Gopnik che si è appena fatto una canna è da urlo) e la mia scena finale preferita degli ultimi anni. Gli attori sono, tutti, piuttosto sconosciuti. E bravissimi. Nessun nome di grido o di richiamo. Ai Coen non serve più. Il protagonista, comunque, è un attore di teatro (e si vede) che non mi stupirei di vedere nel prossimo Woody Allen.
Dell'incredibile fuori programma (Antonio Monda, Santo Subito!!!), posso raccontarvi che Frances MacDormand è una delle persone più adorabili che mi sia mai capitato di incontrare (gentile, sorridente, disponibile e interessata a quanto le si dice... che volete di più?) e che finalmente ho avuto modo di scusarmi con Joel Coen. Sì, perché dovete sapere che lo avevo già incontrato a NY lo scorso maggio, ma era la stessa sera in cui mi ero attaccata a ventosa a Jeremy Irons, e quindi lo avevo totalmente snobbato. Lo so, capisco, è brutto da ammettere, ma nella vita ci sono delle priorità. E comuque Joel, sono felice di annunciarvelo, mi ha perdonato.
Insomma, mancava solo Gregory Peck ad aspettarmi fuori in vespa, e stavamo a posto.

3 commenti:

  1. Ciao Zazie, che invidia, hai visto da vicino la mia Meryl Streep !! Che oggi sia la più grande e, più in generale, una delle più grandi attrici della storia del cinema, mi sembra fuori discussione.
    A presto
    Roberto

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  2. Se il mio figlioccio iperappassionato di cinema sapesse che tu hai occasione/i di incontrare uno dei Coen, potrebbe anche pensare di partire per Parigi per parlare un po' con te!
    ps.: si chiamano tutti Roberto quelli che ti commentano???

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  3. A quanto pare ci sono un sacco di Roberti che mi leggono... grazie!!!

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