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martedì 28 febbraio 2017

Zazie d'Or 2016

Awards time is over and Oscars have just been given, with a bit of a mess at the end, but luckily enough you can always rely on the only cinema award that will never fail you: the Zazie d'Or!
And this year's winners are:
The LITTLE ZAZIE D’OR (Best First Feature Film Prizegoes to 
Divines by Houda Benyamina (France) 
Two girls in the Parisian banlieu and their unstoppable desire of a better life. 
Camera d'Or at the Cannes Film Festival, César du Premier Film and now the Little Zazie d'Or. 
A consecration!

The Zazie d'Or for BEST COSTUME DESIGN goes to 
Marie Zophres for HAIL, CAESAR! by Joel and Ethan COEN (US)
Nominated to the Oscars for her work on La La Land, this woman made marvelous things for the Coen Brothers movie (just think about Tilda Swinton dresses!). Adorable!
The Zazie d'Or for BEST CHOREOGRAPHY goes to the dancing number  No Dames in HAIL, CAESAR! by Joel and Ethan COEN (US)
This is like going straight back to the '50s... just perfect!

The Zazie d'Or for BEST SONG goes to
CLAUDIO SANTAMARIA for Lo chiamavano Jeeg Robot (Italy)
I know, everybody loved Luca Marinelli singing Un'emozione da poco by Anna Oxa (and yes, I have adored it!), but this song at the end of the movie was very melancholic and very powerful too.
In Jeeg Robot we trust!

The Zazie d’Or for BEST ACTRESS(ES) goes to

SONIA BRAGA for AQUARIUS by Kleber Mendonça Filho (Brasil)
If there is an actrice who should be celebrated for her work in a movie, this is for sure Sonia Braga for her incredible role in Aquarius. The most badass woman of contemporary cinema is a 65 years old woman who is not afraid of anything and anybody. Don't mess with her.
She is stronger than you can ever imagine. Girlspower!!!

AQUARIUS by Kleber Mendonça Filho (Brasil) is also winning the ZAZIE COUP DE COEUR 2016!


The Zazie d’Or for BEST ACTOR goes to 
CASEY AFFLECK for Manchester by the Sea by Kenneth Lonergan (US)
I don't have to write anything about it. You just need to watch this video. 
You'll get it by yourself why this actor has won all the possible available prizes on earth for his role as Lee. And if you don't get it, I warn you: you actually don't have a heart. And it's your problem!

Manchester by the Sea by Kenneth Lonergan (US) is also winning the SPECIAL ZAZIE D’OR and he Zazie D'Or for BEST SCREENPLAY!

Because hey, you don't come across this kind of movies very often, and this story is just unbelievably good, well written, carrying heavy emotions with a lightness of touch that is filled with grace, love and humanity. 

The Zazie d'Or for BEST CINEMATOGRAPHY goes to  

André Turpin and 
The Zazie d'Or for BEST DIRECTOR goes to Xavier Dolan 
for Juste la fin du monde (Québec)
At each new movie Dolan never gets tired of growing and getting better. This guy is never where you expect him to be: he is always ahead, a step further anybody else. 
I love him for that.
André Turpin, who has been working with him in all his latest movies, does a magic thing with light, here. So delicate and yet so precise. The skills of the two combined is almost too much to handle. Looking forward to seeing when they'll be going next! 

The special prize "Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo" goes to 

KEN LOACH for I, Daniel Blake (UK)
Because in this cynical and nasty world, the fact that there is someone like Ken Loach who still cares about people, gives us hope and an immense joy. Grazie, Ken!


The ZAZIE D’OR 2016 goes to
American Honey by Andrea Arnold (US) 
There is something in this bunch of guys that really breaks my heart.
I've always loved Andrea Arnold cinema and I hope one day she will get the recognition she deserves. 
In the meantime, Zazie loves her very much!!!

The JEREMY IRONS PRIZE (Man of my Life Award2016 goes to

JEREMY IRONS HIMSELF!
Why should I give this prize to somebody else when I have the real one near me???!
As every year, Zazie would like to thank Saccingo for the creation of the Zazie d'Or drawing!

giovedì 6 ottobre 2016

Aquarius

Se il cinema non è un paese per donne, lo è ancora meno per donne di una certa età.
In un mondo dove essere giovani e belli è diventato un imperativo categorico (morale e sociale), il cinema - nella stragrande maggioranza dei casi - non fa purtroppo eccezione. 

I film hollywoodiani, tanto per fare un esempio a caso, sembrano essere scritti e diretti per compiacere un’audience di uomini bianchi di circa 25 anni particolarmente immaturi per la loro età ed incredibilmente stupidi a giudicare dalla pochezza delle sceneggiature dei fim che vanno a vedere e che amano.
Per fortuna, il cinema è e sarà sempre anche “altro”.
I film indie, i documentari, i registi di paesi sfigati, quelli che hanno solo quattro soldi per fare i film, le donne regista, insomma.... tutta una categoria di gente che ha voglia di dire la sua sul cinema e sul mondo. E su tutta la sua meravigliosa varietà.
Quest’anno al Festival di Cannes è stato presentato
Aquarius di Kleber Mendonça Filho, un bellissimo film brasiliano con protagonista assoluta una donna over 60 che non le manda certo a dire. 

Clara, giornalista di musica in pensione, vive a Recife in un bell’appartamento che fa parte di un’unità abitativa chiamata Aquarius. Con la spiaggia a due passi, è il luogo ideale per una vita tranquilla e riposante. Rimasta vedova 17 anni prima, per Clara la sua casa rappresenta molto: è dove ha vissuto con il marito, dove sono nati e cresciuti i suoi tre figli, e dove ha combattuto e vinto contro un cancro al seno, avuto 30 anni prima. Rimasta la sola a non aver venduto ad una società immobiliare che si è appropriata dell’intero palazzo per rinnovarlo e farci una speculazione edilizia, Clara si trova coinvolta a poco a poco in una vera e propria lotta senza quartiere. Con pochi alleati (anche i figli sembrerebbero preferire i soldi offerti dalla compagnia), Clara non si lascia né intimidire né spaventare dall’arroganza e dai colpi bassi dei suoi nemici. Sarà anche una donna anziana, ma non le manca né la forza né il coraggio di avere la meglio su tutto e tutti.
Che cosa fa di un film un grande film? 
Ci ho pensato tante volte, e la risposta è piuttosto difficile, legata ad una serie di fattori che a volte sembrano fortuiti, altri perfettamente costruiti a tavolino. Mi dico che il talento di un regista, spesso, sta nel saper raccontare una storia piccola ma precisa capace di diventare lo specchio di una realtà più ampia, quasi universale.
E poi il trucco, ovviamente, è il come la si racconta, questa storia.

L’inventiva e la creatività di un regista sono fondamentali, sotto questo aspetto.
Kleber Mendonça Filho sembra essere dotato di entrambi questi talenti: non solo raccontando la storia di Clara regala uno spaccato perfetto del Brasile di oggi, facendoci capire la differenza tra poveri e ricchi, tra valori culturali e quelli legati al profitto, facendoci capire la direzione che sta prendendo il paese (e pure un po’ il resto del mondo), ma lo fa in maniera originale e profonda, scegliendo il punto di vista di una donna ultra sessantenne, ancora bellissima e cazzuta come poche.
Diviso in tre capitoli, il film inizia con una fantastica scena familiare: la festa di compleanno di una zia settantenne che, mentre i nipotini leggono delle poesie che hanno scritto per lei, si ricorda di una scena di sesso vissuta da giovane (inizio folgorante!). Alla festa è presente anche Clara, appena trentenne, capelli cortissimi retaggio della chemioterapia e sorriso splendido, che senza dire quasi una parola già sprigiona una forza e una personalità fortissime. E’ questa donna la cosa straordinaria del film, non solo per l’età, ma per il tipo di personaggio. Clara è testarda, sicura di sé, coltiva un sano egosimo nei confronti dei figli, ha un sacco di interessi, fa il bagno in mare quando il bagnino dice che è pericoloso, si paga un gigolò perché non ha voglia di avere a che fare con degli uomini che scappano alla vista del suo seno mancante, e, soprattutto, non ha la benché minima intenzione di darla vinta a dei poveri stronzi che le vogliono togliere la cosa più preziosa che ha: la sua casa con dentro tutti i suoi ricordi.
L’interpretazione di Sonia Braga è semplicemente grandiosa. Non so come sia possibile che all’ultimo Festival di Cannes Aquarius non abbia avuto neanche un premio.
Non capita tutti i giorni di vedere un film che ti fà venire voglia di spaccare il mondo.


lunedì 25 luglio 2016

Il bacio della Donna Ragno


In questi giorni ho letto diversi articoli sulla scomparsa del regista americano Garry Marshall ma quasi neanche una parola su quella del regista argentino Hector Babenco.
Non che voglia mettermi qui a fare le classifiche dei morti, per carità, ma dando una scorsa alla filmografia di Marshall ho capito che non era esattamente il mio tipo di regista.

In più, devo ammetterlo: Pretty Woman l’ho sempre trovato un film profondamente irritante (funziona, certo che funziona, è divertente, e poi c’è quel manager dell’hotel che è un personaggio adorabile, ma il fondo della storia non ho mai potuto reggerlo).
Il nome di Hector Babenco, invece, mi ha subito riportato alla memoria, come un ricordo lontano conservatosi perfettamente intatto, uno dei miei fim preferiti di quando ero giovanissima: Kiss of the Spider Woman (Il Bacio della Donna Ragno), una pellicola dell’ormai lontano 1985.
Quel film era stato importante perché mi aveva fatto ‘incontrare’ due persone: un attore straordinario come William Hurt e uno scrittore formidabile come Manuel Puig, dal cui romanzo omonimo il film era tratto:

Adesso, con il senno di poi, come mi sembra chiaro perché fossi impazzita per i libri di Puig!
Un uomo che durante l’infanzia e l’adolescenza in uno sperduto paesino della Pampa Argentina (che detestava) era solito passare il tempo al cinema, incantato dalle immagini dei film di Hollywood, e che per tutta la vita ha scritto di questa passione: Il tradimento di Rita Hayworth, Una frase, un rigo appena, Scende la notte tropicale, Fattaccio a Buenos Aires, Sangue di amor corrisposto. Avevo divorato i suoi libri uno dopo l’altro, ma Il Bacio della Donna Ragno aveva un posto tutto speciale:

La storia: Luis Molina e Valentin Arregui condividono la stessa cella nel carcere di un paese sud-americano dove vige una terribile dittatura. Arregui è un rivoluzionario che viene sistematicamente torturato per avere notizie sui suoi compagni di lotta, Molina invece è dentro per adescamento di minori. Tutto separa questi due uomini, ma la convivenza forzata li costringe a passare dal pregiudizio/sospetto iniziali ad una comprensione ed un rispetto reciproci che sorprende entrambi. Per passare il tempo e alleviare le sofferenze di Arregui, Molina racconta nei minimi dettagli trame di film che ha visto nel passato. Quello che il rivoluzionario non sa, è che Molina è stato messo lì dai carcerieri per cercare di rubargli informazioni. E quello che né lui né i suoi carcerieri sanno, è che Molina si è perdutamente innamorato di Arregui.
Luis Molina (William Hurt) e Valentin Arregui (Raul Julia)
In omaggio a Babenco, ho appena comprato il blue-ray del film, una bellissima edizione a cura di Carlotta Films (catalogo eccellente!), nella quale è incluso un documentario sulla genesi del film davvero interessante. Intanto, Kiss of the Spider Woman è praticamente il primo film indipendente americano: oggi è del tutto normale avere film non prodotti dagli studios, ma all’epoca era una cosa rivoluzionaria. All’inizio, il protagonista del film doveva essere... Burt Lancaster (!), il quale si era entusiasmato così tanto per la storia da essersi messo a scriverne la sceneggiatura. Peccato che Leonard Schrader (fratello di Paul) ne stesse scrivendo già una con la supervisione di Puig e che il taglio dato alla storia da Lancaster non fosse per nulla quello voluto da loro. Dopo la rottura conl’attore americano, ecco spuntare la richiesta dell’agente di William Hurt. Hurt all’epoca era all’apice del successo; era infatti letteralmente esploso agli inizi degli anni ’80 con The Big Chill, Gorky Park e Body Heat, e tutti erano stupiti che volesse fare un film come Kiss opf the Spider Woman, che avrebbe di sicuro offuscato la sua crescente fama di sex symbol. Ma Hurt voleva misurarsi a tutti i costi con questo personaggio, e accetta addirittura di non essere pagato (come del resto Raul Julia, che interpreta Valentin) pur di fare il film. 

Arrivati sul set in Brasile, Babenco ha un colpo al cuore e si dispera: è convinto che quell’attore americano dal fisico tanto imponente non sarà mai in grado di diventare il fragile ed effemminato Molina. Hurt in effetti, durante le settimane di prove che precedono le riprese, fatica a trovare la chiave per entrare nel personaggio: nonostante la sua complicità con Raul Julia, non riesce a “diventare” Molina, sino a quando non ha un’illuminazione. E decide di recitare come se fosse una donna. 
Il primo giorno di riprese Babenco rimane senza parole: davanti a lui ha il Molina che sognava di avere. Il rapporto tra regista e attore resterà, tuttavia, molto complicato, e prima della fine delle riprese i due smetteranno persino di parlarsi. Hurt è però molto amato dall’equipe tecnica del film, impressionata dalla bravura e dalla serietà dell’attore (pare che la troupe al completo lo abbia accompagnato all’aeroporto il giorno in cui è ripartito per gli Stati Uniti). 
Finite le riprese, inizia il calvario del montaggio. Il materiale girato è moltissimo e Babenco, che non ha una perfetta padronanza dell'inglese, rischia di perdercisi. Viene fatta una prima versione del film che, mostrata in anteprima agli attori, li getta nello sconforto: le scene del film nel film (con Sonia Braga) hanno preso troppo spazio, la trama è confusa, gli sforzi recitativi degli attori ne risentono. Hurt propone addirittura di comprare il film per poi distruggerlo. Uno dei produttori, David Weisman, prende in mano la situazione e si mette a tagliare il film per dargli una forma più compiuta. Rifiutato dal Festival del Cinema di NY, il destino del film sembra essere segnato, quando ecco arrivare la bella ed insperata notizia: il film sarà in competizione al Festival di Cannes. La proiezione è un trionfo. Hurt vince il premio come miglior attore e quando Kiss of the Spider Woman esce nelle sale è un successo di critica e pubblico fenomenale. La notizia delle quattro candidature agli Oscar (Miglior Film, Miglior Sceneggiatura non originale, Miglior Regista e ovviamente Miglior Attore) coglie però tutti alla sprovvista: non era mai successo prima che un film indipendente ricevesse anche una sola nomination! Hurt sarà l’unico a ricevere la statuetta e quasi non è ancora arrivato sul palco che già pronuncia la frase: "Divido questo premio con Raul!" 
Si tratta del primo premio Oscar dato ad un attore per aver recitato una parte transgender
La strada da fare è ancora lunga ma questo strano film rappresenta già una piccola rivoluzione.
Perciò, se non avete mai visto Kiss of the Spider Woman, io vi invito caldamente a recuperarlo.
Perché i bei film, come i bei vestiti, non passano mai di moda.

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