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domenica 1 ottobre 2017

Les Demoiselles de Rochefort au Grand Rex

Ogni tanto ripenso alla famosa classifica di Woody Allen in Manhattan, quella sulle 10 ragioni per cui vale la pena di vivere. E non importa quale sia il momento della mia vita in cui la penso, nella mia classifica personale è stato, è e sempre sarà incluso il film Les Demoiselles de Rochefort (1967) di Jacques Demy.
Les jumelles Garnier: Solange (Françoise Dorleac) e Delphine (Catherine Deneuve)
Ieri sera al Grand Rex di Parigi, tutti i fans delle demoiselles si sono dati appuntamento per un avvenimento a dir poco speciale: festeggiare i 50 anni del film insieme all'uomo che di quel capolavoro ha scritto le musiche, il mitico Michel Legrand.
Michel Legrand e Jacques Demy
In programma: suite sinfonica con tutte le canzoni del film, interpretata da Legrand e da una Big Band, seguita dalla proiezione delle Demoiselles in versione restaurata.
E poco importa se tutti i presenti avevano già visto il film 100 volte e sapevano ogni singola canzone a memoria, l'evento era di quelli che non si possono perdere se si ama Demy e il suo mondo.
Al di là del suo indubbio valore artistico, per me questo film rappresenta moltissimo anche a livello personale. Intanto perché la persona che mi ha fatto conoscere Demy è il mio migliore amico (non ti ringrazierò mai abbastanza, Amitrano-san!) e poi perché anche io ho una sorella gemella, non di sangue ma di elezione, la mia amica Patricia, che tra l'altro è di Nantes proprio come Jacques Demy.
Io e Patricia adoriamo Les Demoiselles a tal punto che abbiamo fatto un pellegrinaggio a Rochefort, qualche anno fa, per vedere il set naturale del film, estasiandoci ogni qual volta riconoscevamo una via o un negozio. E sempre insieme siamo state all'avant-première della mitica mostra su Demy della Cinémathèque, serata memorabile di cui ho raccontato nel blog, nonché al flashmob delle Demoiselles sulla piazza dell'Hôtel de Ville di Parigi.
Insomma a questo evento non ci potevo andare che con lei e le nostre altissime aspettative non sono andata deluse!
La sala del Grand Rex Sold Out!
Michel Legrand e la sua Big Band
Il concerto sinfonico è stato incredibile: Legrand al pianoforte e la sua band hanno rifatto tutti i pezzi del film con nuovi arrangiamenti, e il pubblico letteralmente in visibilio li ha sommersi di applausi pieni di entusiasmo e di emozione.
Alla fine del concerto: sorpresa! Legrand ha chiamato sul palco l'attore francese Lambert Wilson e la cantante americana Melody Gardot per un duetto francese/inglese della Chanson de Maxence.
A quel punto, lo ammetto, non abbiamo proprio capito più niente!
Michel Legrand, Melody Gardot e Lambert Wilson
Dopo una pausa in cui abbiamo potuto toccare con mano di non essere sole nel nostro totale delirio pro-jumelles Garnier:
Ecco arrivare il momento di rivedersi il film in tutto il suo splendore, preceduto da una bella chiacchierata con Legrand sul suo rapporto con Demy:
E' sempre bellissimo sentir parlare Legrand dell'amicizia che lo legava a Demy: "Ci piacevano le stesse cose, gli stessi film, la stessa musica, io adoravo le sue domande, lui adorava le mie risposte". 
Il presentatore ha anche letto un estratto della prefazione scritta da Damien Chazelle (il regista di La La Land) per un nuovo libro dedicato alle Demoiselles. Il regista franco-americano non ha mai fatto mistero del culto assoluto che ha per Demy e dell'importanza fondamentale che le Demoiselles (e Les Parapluies de Charbourg) hanno avuto per il suo cinema ed in particolare per La La Land (del resto, basta pensare alla famosissima prima sequenza del film per capire che siamo nel campo dell'omaggio totale).
Legrand ha scherzato: "Chazelle è pazzo, mi ha detto di aver visto 23 volte Les Parapluies de Charbourg! Io l'avrò visto al massimo un paio di volte!"
Sequenza iniziale di Les Demoiselles de Rochefort
Sequenza iniziale di La La Land
Vedere Les Demoiselles su grande schermo e in mezzo a tutte quelle persone che lo adoravano, è stata veramente un'esperienza incredibile. Le gente applaudiva a scena aperta con un entusiasmo degno della felicità e dei colori sgargianti che le sequenze ci regalavano, e io mi aspettavo che da un momento all'altro partisse un mega karaoke, con il piccolo dettaglio che nessuno avrebbe avuto bisogno delle parole della canzoni perché era chiaro che le conoscessimo tutte a memoria!
Insomma una serata indimenticabile, c'è poco da aggiungere.
O forse sì, un piccolo ma straordinario episodio: il giorno che hanno messo in vendita i biglietti per questo concerto, Patricia mi ha telefonato per avvertirmi. Lei aveva già comprato il suo e mi invitava a fare altrettanto. Io ero, come al solito, in un momento in cui avevo già speso un sacco di soldi, e ho aspettato un po' prima di acquistarlo.
Il giorno dopo, era cosa fatta. Ho telefonato a Patricia per avvertirla, e le ho chiesto quale posto avesse, così, giusto per capire quanto saremmo state lontane.
Beh, forse non ci crederete, ma abbiamo scoperto di essere sedute una di fianco all'altra.
Potere della magia dei film di Demy.
O quando la realtà, per una volta, supera la fantasia.

mercoledì 8 settembre 2010

Des Hommes et des Dieux

Io al prossimo che si permette di dire che il cinema è un’arte minore, lo giuro, gli sputo in un occhio. Oppure, più magnanimamente, lo porto a vedere il film Des Hommes et des Dieux di Xavier Beauvois, Gran Premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes, e mio personale coup de coeur di questa rentrée (e pure di tutto il 2010).

Des Hommes et des Dieux prende spunto dalla storia (vera) di alcuni monaci trappisti francesi che, nel 1996 in Algeria, sono stati prima rapiti e poi uccisi da un gruppo di terroristi. E dico prende spunto perchè in realtà la storia che ci racconta il film non è quella del loro massacro, che infatti non si vede, ma piuttosto della loro vita di tutti i giorni prima che il dramma avvenga. Una vita semplicissima, come ci si aspetta da dei monaci, fatta di lavori manuali, preghiera, canti, incontri cordiali con la gente (di fede musulmana) del villaggio sperduto in cui si trova il loro convento. La serenità della loro esistenza, tuttavia, è minacciata dalla situazione caotica nella quale si trova il paese. Non si capisce chi sia peggio, se i terroristi o i militari, fatto sta che i monaci cominciano seriamente a temere per la loro incolumità. Qualcuno di loro se ne vuole andare, altri vogliono rimanere, ma a poco a poco, anche alla luce degli avvenimenti esterni, i religiosi si convincono che l'unica scelta per loro possibile è quella di restare ed affrontare insieme il loro destino.

Film rigorosissimo, misurato, monacale, e non a caso, anche nella purezza e nella semplicità delle immagini, Des Hommes et des Dieux è un'opera che conquista il cuore pezzo per pezzo. Basta poco per far capire un mondo (e il senso di parole come accettazione, integrazione e rispetto): il Corano posato sulla scrivania di Padre Christian insieme ai testi sacri cristiani, i monaci che quando si aggirano in paese lo fanno sempre in abiti civili, la pazienza e l'amorevolezza con cui Padre Luc cura i poverissimi che si presentano al suo dispensario. I religiosi sono prima di tutto uomini: fragili, dubbiosi, spaventati. Di fronte ad un nemico armato, nessuno di loro ha il minimo desiderio di comportarsi da eroe. E tuttavia hanno un compito, al quale sanno di essere chiamati dalla loro fede. La forza del film sta in questo: nel mostrare con tanta chiarezza, serietà ed umanità, questa presa di coscienza. Ci sono due scene indimenticabili, delle quali non vorrei dire molto per lasciarvi intatto il piacere di scoprirle, dove questo percorso diventa una magnifica (anche dal punto di vista cinematografico) evidenza. E bellissimi sono pure i dialoghi, con alcune folgorazioni, come il breve monologo di Padre Luc: "Non ho paura dei terroristi, tanto meno dei militari, e non temo neppure la morte. Sono un uomo libero".

Gli attori, ovviamente, sono parte fondamentale di questo piano divino. Lambert Wilson nella parte di Padre Christian, il "leader" del gruppo, si prende qui la rivincita di tutta una vita, quella passata a convincere gli altri che, oltre ad essere un bell’uomo, è pure un bravissimo attore. E' stato poi un piacere ritrovare Philippe Laudenbach, una faccia nota per chi ama il cinema di Alain Resnais (ma è stato anche Maitre Clement in Vivement Dimanche di Truffaut), bravissimo come sempre, e scoprire il tenerissimo Jacques Herlin nella parte del monaco più anziano, Padre Amédée. Ma nessuno può competere con la bravura, lo charme naturale e la sottile vena ironica di Michael Lonsdale, un attore che non a caso ha lavorato con i più grandi (Truffaut, Eustache, Resnais, Rivette, Bunuel, solo per citarne alcuni) nella parte di Padre Luc, il medico del villaggio. Tutti straordinari.

Questo è un film su dei veri eroi dove di eroico, retorico, lacrimevole, d'effetto o scontato, non c'è niente. Des Hommes et des Dieux è un film capace di far nascere la fede in chi lo guarda.
Se non in Dio, di sicuro nel cinema.

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