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lunedì 25 luglio 2016

Il bacio della Donna Ragno


In questi giorni ho letto diversi articoli sulla scomparsa del regista americano Garry Marshall ma quasi neanche una parola su quella del regista argentino Hector Babenco.
Non che voglia mettermi qui a fare le classifiche dei morti, per carità, ma dando una scorsa alla filmografia di Marshall ho capito che non era esattamente il mio tipo di regista.

In più, devo ammetterlo: Pretty Woman l’ho sempre trovato un film profondamente irritante (funziona, certo che funziona, è divertente, e poi c’è quel manager dell’hotel che è un personaggio adorabile, ma il fondo della storia non ho mai potuto reggerlo).
Il nome di Hector Babenco, invece, mi ha subito riportato alla memoria, come un ricordo lontano conservatosi perfettamente intatto, uno dei miei fim preferiti di quando ero giovanissima: Kiss of the Spider Woman (Il Bacio della Donna Ragno), una pellicola dell’ormai lontano 1985.
Quel film era stato importante perché mi aveva fatto ‘incontrare’ due persone: un attore straordinario come William Hurt e uno scrittore formidabile come Manuel Puig, dal cui romanzo omonimo il film era tratto:

Adesso, con il senno di poi, come mi sembra chiaro perché fossi impazzita per i libri di Puig!
Un uomo che durante l’infanzia e l’adolescenza in uno sperduto paesino della Pampa Argentina (che detestava) era solito passare il tempo al cinema, incantato dalle immagini dei film di Hollywood, e che per tutta la vita ha scritto di questa passione: Il tradimento di Rita Hayworth, Una frase, un rigo appena, Scende la notte tropicale, Fattaccio a Buenos Aires, Sangue di amor corrisposto. Avevo divorato i suoi libri uno dopo l’altro, ma Il Bacio della Donna Ragno aveva un posto tutto speciale:

La storia: Luis Molina e Valentin Arregui condividono la stessa cella nel carcere di un paese sud-americano dove vige una terribile dittatura. Arregui è un rivoluzionario che viene sistematicamente torturato per avere notizie sui suoi compagni di lotta, Molina invece è dentro per adescamento di minori. Tutto separa questi due uomini, ma la convivenza forzata li costringe a passare dal pregiudizio/sospetto iniziali ad una comprensione ed un rispetto reciproci che sorprende entrambi. Per passare il tempo e alleviare le sofferenze di Arregui, Molina racconta nei minimi dettagli trame di film che ha visto nel passato. Quello che il rivoluzionario non sa, è che Molina è stato messo lì dai carcerieri per cercare di rubargli informazioni. E quello che né lui né i suoi carcerieri sanno, è che Molina si è perdutamente innamorato di Arregui.
Luis Molina (William Hurt) e Valentin Arregui (Raul Julia)
In omaggio a Babenco, ho appena comprato il blue-ray del film, una bellissima edizione a cura di Carlotta Films (catalogo eccellente!), nella quale è incluso un documentario sulla genesi del film davvero interessante. Intanto, Kiss of the Spider Woman è praticamente il primo film indipendente americano: oggi è del tutto normale avere film non prodotti dagli studios, ma all’epoca era una cosa rivoluzionaria. All’inizio, il protagonista del film doveva essere... Burt Lancaster (!), il quale si era entusiasmato così tanto per la storia da essersi messo a scriverne la sceneggiatura. Peccato che Leonard Schrader (fratello di Paul) ne stesse scrivendo già una con la supervisione di Puig e che il taglio dato alla storia da Lancaster non fosse per nulla quello voluto da loro. Dopo la rottura conl’attore americano, ecco spuntare la richiesta dell’agente di William Hurt. Hurt all’epoca era all’apice del successo; era infatti letteralmente esploso agli inizi degli anni ’80 con The Big Chill, Gorky Park e Body Heat, e tutti erano stupiti che volesse fare un film come Kiss opf the Spider Woman, che avrebbe di sicuro offuscato la sua crescente fama di sex symbol. Ma Hurt voleva misurarsi a tutti i costi con questo personaggio, e accetta addirittura di non essere pagato (come del resto Raul Julia, che interpreta Valentin) pur di fare il film. 

Arrivati sul set in Brasile, Babenco ha un colpo al cuore e si dispera: è convinto che quell’attore americano dal fisico tanto imponente non sarà mai in grado di diventare il fragile ed effemminato Molina. Hurt in effetti, durante le settimane di prove che precedono le riprese, fatica a trovare la chiave per entrare nel personaggio: nonostante la sua complicità con Raul Julia, non riesce a “diventare” Molina, sino a quando non ha un’illuminazione. E decide di recitare come se fosse una donna. 
Il primo giorno di riprese Babenco rimane senza parole: davanti a lui ha il Molina che sognava di avere. Il rapporto tra regista e attore resterà, tuttavia, molto complicato, e prima della fine delle riprese i due smetteranno persino di parlarsi. Hurt è però molto amato dall’equipe tecnica del film, impressionata dalla bravura e dalla serietà dell’attore (pare che la troupe al completo lo abbia accompagnato all’aeroporto il giorno in cui è ripartito per gli Stati Uniti). 
Finite le riprese, inizia il calvario del montaggio. Il materiale girato è moltissimo e Babenco, che non ha una perfetta padronanza dell'inglese, rischia di perdercisi. Viene fatta una prima versione del film che, mostrata in anteprima agli attori, li getta nello sconforto: le scene del film nel film (con Sonia Braga) hanno preso troppo spazio, la trama è confusa, gli sforzi recitativi degli attori ne risentono. Hurt propone addirittura di comprare il film per poi distruggerlo. Uno dei produttori, David Weisman, prende in mano la situazione e si mette a tagliare il film per dargli una forma più compiuta. Rifiutato dal Festival del Cinema di NY, il destino del film sembra essere segnato, quando ecco arrivare la bella ed insperata notizia: il film sarà in competizione al Festival di Cannes. La proiezione è un trionfo. Hurt vince il premio come miglior attore e quando Kiss of the Spider Woman esce nelle sale è un successo di critica e pubblico fenomenale. La notizia delle quattro candidature agli Oscar (Miglior Film, Miglior Sceneggiatura non originale, Miglior Regista e ovviamente Miglior Attore) coglie però tutti alla sprovvista: non era mai successo prima che un film indipendente ricevesse anche una sola nomination! Hurt sarà l’unico a ricevere la statuetta e quasi non è ancora arrivato sul palco che già pronuncia la frase: "Divido questo premio con Raul!" 
Si tratta del primo premio Oscar dato ad un attore per aver recitato una parte transgender
La strada da fare è ancora lunga ma questo strano film rappresenta già una piccola rivoluzione.
Perciò, se non avete mai visto Kiss of the Spider Woman, io vi invito caldamente a recuperarlo.
Perché i bei film, come i bei vestiti, non passano mai di moda.

giovedì 24 dicembre 2009

You're innocent, when you dream

Natale non è il mio momento preferito dell'anno.
Ma che volete farci? E' lì, inevitabile, e bisogna attraversarlo.
Non mi sono nemmeno mai piaciuti i film che parlano di Natale, o che sono ambientati nel periodo di Natale, o che anche vagamente accennano al Natale: tutta quella finta bontà, quella melassa che scorre a fiumi, quei buoni propositi sempre disattesi, quel sentimentalismo da quattro soldi.
Ma nel 1995, ho visto un film che racconta la più bella storia di Natale che abbia mai sentito, o visto. Si tratta di Smoke, regia di Wayne Wang, sceneggiatura del grande scrittore americano Paul Auster.
Il film con il Natale non c'entra niente, ma alla fine della pellicola al protagonista, lo scrittore Paul Benjamin (interpretato da un attore che ho sempre molto amato, William Hurt), il New York Times chiede un racconto di Natale. Lui risponde di sì, lusingato dall'importanza della testata, ma poi è preso dal panico perché non ha nessuna buona idea per un racconto natalizio. Gli viene in soccorso Auggie Wren (il ruvido Harvey Keitel), dal quale Benjamin compra ogni giorno dei sigari nel suo negozio di Brooklyn. Non sono veramente amici, ma amano parlare di un sacco di cose diverse. Quando Benjamin gli sottopone il suo problema, Auggie gli promette, in cambio di un pranzo, di raccontargli una bella storia di Natale. Questa è la scena finale del film: Auggie e Paul seduti in un piccolo deli americano, con Auggie che racconta la sua storia.

Un giorno d'estate, Auggie scopre un ragazzo di colore rubare qualcosa nel suo negozio. Quello scappa, e lui non riesce a fermarlo, ma nella corsa il ladro perde il portafoglio. Auggie lo raccoglie, e avrebbe tutti i dati per poterlo denunciare, ma decide di non farlo, perché nel portafoglio trova delle foto del ragazzo che gli fanno molta tenerezza. Più di una volta pensa addirittura di riportargli l'oggetto, ma non si decide mai, fino a quando non arriva Natale. Quel giorno Auggie è da solo e non sa che fare, così controlla l'indirizzo e raggiunge il posto. E' un quartiere molto povero di Brooklyn, con palazzoni tutti uguali, e quando Auggie finalmente trova l'appartamento, ad aprirgli è un'anziana signora di colore, completamente cieca. La donna gli getta le braccia al collo, chiamandolo con il nome del nipote (il ladro), e Auggie, preso alla sprovvista, non ha il coraggio di negare. E' ovvio, la donna sa benissimo che lui non è suo nipote, ma è sola, e anche Auggie è solo, ed è il giorno di Natale, e così decidono di passarlo insieme. Alla fine del pranzo la donna si addormenta, e Auggie se ne va di casa, rubando una scatola contenente una macchina fotografica (sicuramente la refurtiva di qualche colpo del vero nipote).
Auggie si sente così in colpa per via di quel gesto, che mesi dopo ritorna all'appartamento per ridargliela, ma la signora anziana non c'è più e i nuovi inquilini non hanno nessuna idea di che fine abbia fatto. Auggie dice: Probabilmente era morta. E Benjamin commenta: Questo significa che l'ultimo Natale della sua vita lo ha passato con te.
La storia è davvero bellissima, ma in questo caso è la magia del cinema a fare tutta la differenza.
Perché quando i due protagonisti smettono di parlare e il film è finito, sui titoli di coda "parte" un altro piccolo film, in bianco e nero, che è la trasposizione in immagini del racconto di Natale di Auggie Wren.
Non c'è nessun dialogo, non si sente nessuna parola, ma solo una canzone e la voce roca di Tom Waits che canta "You're innocent, when you dream".
Non ho mai visto niente di più commovente nella mia vita di queste due solitudini che si ritrovano insieme il giorno di Natale. E non c'è nessuna melassa, nessun finto sorriso, nessun buon proposito, nessun sentimentalismo.
Solo l'innocenza di quando dormiamo.

Buone Feste dalla vostra Zazie!

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