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martedì 10 maggio 2016

Palme d'Honneur !


Ci sono notizie che non ti aspetti e che arrivano così, in mezzo ad una giornata in cui fai fatica a stare dietro a tutto perché hai passato due settimane dall’altra parte del mondo ma il mondo che avevi di qua non si è fermato.
Al Festival di Cannes 2016, che aprirà i battenti domani, il 22 Maggio
consegneranno la Palme d’Honneur all’attore francese Jean-Pierre Léaud.
Per me, è come se questo premio lo prendesse uno di famiglia.
Perché con Antoine Doinel ci sono cresciuta.
Con Antoine Doinel mi sembra di aver passato la vita a prendere dei Pastis al bancone dei caffé della Rive Gauche, quelli piazzati di fianco a qualche cinema d’essai (perché così “si può passare a controllare l’orario”, come diceva Léaud in un altro fim di Truffaut, La Nuit Américaine).

Il mitico monologo dello specchio: Antoine Doinel in Baisers Volés (F. Truffaut)

Léaud è stato il volto e l’attore simbolo di tutta la Nouvelle Vague, ha lavorato con i più grandi registi dell’epoca: François Truffaut, Jean-Luc Godard, Jacques Rivette, Jean Eustache, e poi con quelli che adoravano quegli stessi registi: Bernardo Bertolucci, Olivier Assayas, Aki Kaurismäki, Tsai Ming-Liang, Philippe Garrel, in un corto circuito di cinefilia totale.  
Henri (Léaud) e Vic (Serge Reggiani) - I hired a contract killer (A. Kaurismäki)

L’amicizia tra Truffaut e Godard si è rotta praticamente a causa sua: Truffaut, che considerava Léaud come un figlio, non sopportava il modo in cui Godard lo trattava. E Léaud, che considerava Truffaut come un padre, alla sua morte ha passato anni bui in bilico su un baratro dal quale si è salvato solo per miracolo.
Oggi, lontano dallo sguardo sbarazzino del piccolo Doinel, lontano dalla spavalderia di quel film-fiume capolavoro assoluto che era La maman e la putain, Léaud resta comunque Léaud.
Con le sue ferite di guerra tutte intatte, e la certezza di far parte della storia del cinema, con o senza Palme d’Honneur.
Non sarà facile prenderlo sulle spalle e portarlo in giro per Cannes tutto trionfante come aveva fatto Jean Cocteau all’epoca dei 400 Coups (Léaud aveva allora 12 anni), ma se qualcuno avesse il coraggio di farlo, sono sicura che lui non batterebbe ciglio.
Perché Doinel, sera toujours Doinel!


lunedì 6 febbraio 2012

Quatrevingt

"Ho appena compiuto quarantasei anni e comincio già a essere circondato di morti. Un film come Tirez sur le pianiste... la metà degli attori che vi hanno preso parte se n'è andata. Ogni tanto le persone che ho perso mi mancano, come se fossero appena morte. Jean Cocteau, per esempio. Allora prendo uno dei suoi dischi e lo ascolto... Ascolto la sua voce, la mattina, in bagno. Mi manca."
F. Truffaut, 1978



Se fosse ancora vivo, oggi François Truffaut compirebbe 80 anni.
Il perché sia morto così giovane, io proprio non lo capirò mai, e mi pare faccia parte di una delle tante, troppe ingiustizie di questo mondo. Credo che tutti voi lettori di questo blog, siate già ampliamente consapevoli del fatto che per me Truffaut non è un regista ma una (magnifica) ossessione. Non starò ancora qui a tediarvi con il perché e il percome, ma vi avverto: non mi stancherò MAI di parlare di quest'uomo (non a caso, il più alto numero di "etichette" del mio blog spetta proprio a lui). Truffaut mi manca da morire, soprattutto quando vedo un film che amo immensamente o odio visceralmente. Non so cosa darei per poter fargli una telefonata e chiedergli: Allora, ho ragione o no? Tu che ne pensi? Che cosa mi dici?
Ai film che ancora avrebbe potuto fare, a quelli no, cerco di non pensarci mai, perché è un pensiero troppo doloroso. Non riesco a concepire che anziché 21 avrebbero potuto essere 40... no, vi prego, non fatemi questo!
Truffaut non credeva nell'oblio, e infatti ha scritto, diretto e interpretato un film sul ricordo dei morti, La Chambre Verte, perciò credo non gli avrebbe dato troppo fastidio che nel 2012 qualcuno (e siamo in tanti, mica sono da sola) si sarebbe ricordato del suo ottantesimo compleanno.
Io vorrei dedicargli la stessa frase che lui aveva usato per Cocteau: Ogni tanto mi manca come se fosse appena morto, allora prendo uno dei suoi film e lo rivedo... Ascolto la sua voce, la sera, in camera. Mi manca. Mi mancherà sempre. 
Auguri, François!


Nonostante il pessimo doppiaggio italiano (purtroppo non ho trovato l'originale), questo omaggio di Pialat/Dépardieu a Truffaut nel film Police (1984) mi piace da morire!
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