giovedì 24 dicembre 2009

You're innocent, when you dream

Natale non è il mio momento preferito dell'anno.
Ma che volete farci? E' lì, inevitabile, e bisogna attraversarlo.
Non mi sono nemmeno mai piaciuti i film che parlano di Natale, o che sono ambientati nel periodo di Natale, o che anche vagamente accennano al Natale: tutta quella finta bontà, quella melassa che scorre a fiumi, quei buoni propositi sempre disattesi, quel sentimentalismo da quattro soldi.
Ma nel 1995, ho visto un film che racconta la più bella storia di Natale che abbia mai sentito, o visto. Si tratta di Smoke, regia di Wayne Wang, sceneggiatura del grande scrittore americano Paul Auster.
Il film con il Natale non c'entra niente, ma alla fine della pellicola al protagonista, lo scrittore Paul Benjamin (interpretato da un attore che ho sempre molto amato, William Hurt), il New York Times chiede un racconto di Natale. Lui risponde di sì, lusingato dall'importanza della testata, ma poi è preso dal panico perché non ha nessuna buona idea per un racconto natalizio. Gli viene in soccorso Auggie Wren (il ruvido Harvey Keitel), dal quale Benjamin compra ogni giorno dei sigari nel suo negozio di Brooklyn. Non sono veramente amici, ma amano parlare di un sacco di cose diverse. Quando Benjamin gli sottopone il suo problema, Auggie gli promette, in cambio di un pranzo, di raccontargli una bella storia di Natale. Questa è la scena finale del film: Auggie e Paul seduti in un piccolo deli americano, con Auggie che racconta la sua storia.

Un giorno d'estate, Auggie scopre un ragazzo di colore rubare qualcosa nel suo negozio. Quello scappa, e lui non riesce a fermarlo, ma nella corsa il ladro perde il portafoglio. Auggie lo raccoglie, e avrebbe tutti i dati per poterlo denunciare, ma decide di non farlo, perché nel portafoglio trova delle foto del ragazzo che gli fanno molta tenerezza. Più di una volta pensa addirittura di riportargli l'oggetto, ma non si decide mai, fino a quando non arriva Natale. Quel giorno Auggie è da solo e non sa che fare, così controlla l'indirizzo e raggiunge il posto. E' un quartiere molto povero di Brooklyn, con palazzoni tutti uguali, e quando Auggie finalmente trova l'appartamento, ad aprirgli è un'anziana signora di colore, completamente cieca. La donna gli getta le braccia al collo, chiamandolo con il nome del nipote (il ladro), e Auggie, preso alla sprovvista, non ha il coraggio di negare. E' ovvio, la donna sa benissimo che lui non è suo nipote, ma è sola, e anche Auggie è solo, ed è il giorno di Natale, e così decidono di passarlo insieme. Alla fine del pranzo la donna si addormenta, e Auggie se ne va di casa, rubando una scatola contenente una macchina fotografica (sicuramente la refurtiva di qualche colpo del vero nipote).
Auggie si sente così in colpa per via di quel gesto, che mesi dopo ritorna all'appartamento per ridargliela, ma la signora anziana non c'è più e i nuovi inquilini non hanno nessuna idea di che fine abbia fatto. Auggie dice: Probabilmente era morta. E Benjamin commenta: Questo significa che l'ultimo Natale della sua vita lo ha passato con te.
La storia è davvero bellissima, ma in questo caso è la magia del cinema a fare tutta la differenza.
Perché quando i due protagonisti smettono di parlare e il film è finito, sui titoli di coda "parte" un altro piccolo film, in bianco e nero, che è la trasposizione in immagini del racconto di Natale di Auggie Wren.
Non c'è nessun dialogo, non si sente nessuna parola, ma solo una canzone e la voce roca di Tom Waits che canta "You're innocent, when you dream".
Non ho mai visto niente di più commovente nella mia vita di queste due solitudini che si ritrovano insieme il giorno di Natale. E non c'è nessuna melassa, nessun finto sorriso, nessun buon proposito, nessun sentimentalismo.
Solo l'innocenza di quando dormiamo.

Buone Feste dalla vostra Zazie!

2 commenti:

  1. Da ragazzini presi in giro talmente tanto mia sorella per la sua passione per William Hurt da non vedere i suoi film, con qualche rara eccezione.
    È poesia anche solo il racconto: immagino che il film sia magico.

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  2. Chi lo avrebbe mai detto che ti avrei ritrovata con un blog, anzi proprio attraverso i blog e vedo con piacere che mantieni intatta la magia di saper raccontare e non solo a voce il mondo che ti cirocnda e ti piace. Dimenticavo sono Franco da Padova forse ti ricordi di me. Comunque bello ritrovarti

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