martedì 13 ottobre 2009

Ciak, si gira!














E’ da quando ho l’età della ragione che mi pongo ad intervalli regolari questa fondamentale domanda: Cos’è meglio, il cinema o la vita?
La risposta cambia a seconda del momento, ma se dovessi mettere in fila tutte le volte che nella mia testa ho scelto l’opzione n° 1, non c’è dubbio, i film sbaraglierebbero l’esistenza umana.
Assistere alle riprese di un film, piuttosto banalmente, è il mio sogno più grande, se poi qualcuno dovesse chiedermi anche solo di passare davanti alla macchina da presa e fare ciao con la manina, allora lì si sentirebbero pure le campane suonare a festa.
Ancora non mi è mai capitato, purtroppo, però qualche mese fa ho trovato un A4 nella mia casella postale, in cui una società di produzione cinematografica avvertiva me e tutto il vicinato che avrebbero girato un film nella nostra strada.
Abito a Montmartre, un quartiere in cui non puoi fare un passo senza che ti capiti di sentirti la Amélie Poulain de noantri: il caffé dietro casa è quello di Amélie, il negozio di frutta&verdura pure. Insomma è un po’ come stare in un film ogni giorno. Ma che te ne girino uno sotto casa è tutto un altro paio di maniche. Il foglio diceva: La Légende Films ha il piacere di informarvi che sta preparando un lungometraggio dal titolo La Rafle (La Retata), della regista Roselyne Bosch. Interpreti principali: Gad El Maleh, Emmanuelle Seignier (la moglie di Polanski) e Mélanie Laurent (quella che ha fatto anche Inglorious Basterds di Tarantino). Il film racconta la retata di Vel d'Hiv, arresto in massa di ebrei avvenuto a Parigi nel Luglio 1942 e più precisamente il destino di una famiglia ebrea che abita a Montmartre.
Insomma, la notizia mi aveva esaltato. L'avviso era arrivato parecchio tempo prima dell’inizio delle riprese e così, il giorno in cui sono tornata a casa e all’improvviso, entrando nella mia via, mi sono ritrovata nella Parigi degli anni ’40, per un attimo ho pensato di avere le allucinazioni.
Incredibile! La mattina era il 2009, la sera il 1942. I muri, le insegne, gli oggetti per strada, tutto era stato modificato in maniera radicale. Il film lo stavano girando in una bellissima corte interna a due numeri da casa mia, e appena dietro il mio portone di ingresso avevano costruito una barriera di legno alta quanto gli edifici. Avevamo un finto hotel, un finto negozio che vendeva legno, carbone, vini e liquori, un finto ciabattino, un finto ebanista, un finto aggiustatore di biciclette, una finta impresa di linoleum e una finta impresa idraulica.
Sui muri, avvisi scritti in francese/tedesco e vecchie pubblicità strappate con la scritta: Faites confiance au soldat allemand (abbiate fiducia nel soldato tedesco).
Tutti quelli che cercavano di passare attraverso il set venivano fermati: dove state andando? La prima volta ho risposto timidamente: abito al 44, devo fare il giro dall’altra parte? No, no, prego, può passare da qui. Nei giorni successivi, mi riconoscevano: lasciate passare, la signorina abita qui (grazie per il signorina, bel giovane!). Fuori dalla mia porta di solito veniva allestito il banchetto delle vivande. Una sera c’erano dei finti militari che si mangiavano una zuppa. Mi sembrava di stare in guerra, mi veniva voglia di solidarizzare.
Alla fine, mi ero così abituata a vivere negli anni ’40 e a salutare la gente della troupe, che quando un giorno sono rientrata e avevano tolto tutto, dalla sera alla mattina come quando lo avevano creato, ci sono rimasta malissimo. La strada mi sembrava talmente triste, senza il décor cinematografico.
Era ritornata la solita via. E la solita vita.
Ancora oggi, a ricordo di quei venti giorni di riprese, ad uno degli edifici hanno lasciato l’insegna Bois et Charbons, Vins & Liqueurs. Credo sia stato il proprietario dell'ufficio, a chiederlo, e gliene sono grata, perché è un piccolo segno di cinema rimasto sulla strada.
E ogni volta che ci passo davanti mi viene nostalgia delle riprese, e di quando la vita sembrava un film.
Ed era molto, molto più bella.

3 commenti:

  1. Ecco, vaglielo a spiegare a Tornatore che non era necessario ricostruire interamente Bagheria in Tunisia per rendere l'idea di come doveva essere negli anni '40! :)

    Sulla domanda esistenziale, meglio il cinema o la vita (ma per me vale anche per la letteratura, il teatro, la musica - canzonette incluse), e chi lo sa?
    Io so solo che se la mia vita fosse un film sarebbe un musical.

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  2. meglio il cinema o la vita? ma meglio il cinema, senza dubbio, io magari vivrei inconsapevolmente "sereno" al million dollar hotel...
    belle le foto!

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  3. come studioso dishoah e in particolare di cinematografia della shoah , ho sentito parlare già un annetto fa del progetto di questo film . Mi fa molto piacere sia ben andato in porto , è la I volta che il cinema ricostruisce fedelmente la Retata del Velodromo d inverno di Parigi del 1942 . Speriamo arrivi anche nelle sale italiane , ma ho i miei dubbi ...

    saluti cordiali

    Alessandro Matta

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