venerdì 3 febbraio 2017

La La Land

Non l’avrei mai detto, ma ecco qua che mi ritrovo a scrivere su La La Land.
Quando ho iniziato a capire che il film stava diventando un fenomeno di portata mondiale, pur non avendolo ancora visto, avevo immaginato che non gli avrei mai dedicato un post.
Che cosa ci sarà mai da aggiungere ai litri di inchiostro già versati su questa pellicola? – pensavo.
Avevo cercato in queste ultime settimane di non leggere nulla, di non vedere nemmeno il trailer (e ci ero magicamente riuscita!), insomma avevo cercato di arrivare al film senza eccessive aspettative (ma è proprio il tema dell’anno questo delle aspettative, non trovate?) o eventuali pregiudizi.
Poi ho visto il film.
E BADABADABUUUUUUUUUUM!!!

Ah, quanto me lo sono goduto! Ah, quanto mi sono divertita! Sono uscita dal cinema con la voglia di mettermi a ballare per strada anziché camminare, sensazione non proprio quotidiana e dunque benvenuta (e comunque non preoccupatevi, non avendo trovando Gosling-look-a-like intorno mi sono limitata ad una corsetta).
E fino a qui, tutto bene, come si diceva in un altro film.
Poi La La Land è uscito anche in Italia e lì, apriti cielo.
Amici e amici di amici hanno cominciato a scrivere su Facebook recensioni e contro-recensioni, con centinaia di commenti in cui i pro e i contro si davano addosso senza pietà.
Era dai tempi di Tree of Life di Terrence Malick che non vedevo infuriare una polemica simile.
All’epoca, avevo discusso con persone che lo trovavano il film più bello degli ultimi 20 anni, quando invece per me era (ed è tuttora) la sòla del secolo, e ricordo di essermi sentita dire da un perfetto sconosciuto che “se non mi era piaciuto il film è perché non avevo i mezzi culturali per capirlo”.
Ah, ecco, buono a sapersi.
Nel caso di La La Land, mi sento di dire che abbiamo tutti (evviva!) i mezzi culturali per capirlo.
Quello che fa la differenza, semmai, è la passione (o meno) per il genere “commedia musicale”. 

Attenzione, non sto dicendo che a chi piace la commedia musicale piacerà di sicuro il film. 
Anzi, piuttosto, il contrario: chi ha passione per i musicals trova al film un sacco di difetti: loro non sono bravi a ballare come Fred Astaire e Ginger Rogers, il regista ha scopiazzato qua e là da diversi capolavori del genere, e manca del tutto la magia di questi vecchi film. Non me la sento di dire che non hanno ragione, ma nemmeno che ce l’hanno.
Penso che questo film, in effetti, se lo godono di più quelli che dei musicals non sanno niente.
E indovinate perché? Perché non hanno nessuna aspettativa, perché quei famosi film manco li hanno visti e quindi La La Land diventa il loro West Side Story, il loro Singing in the Rain.
Io, teoricamente, dovrei far parte del primo gruppo.
Adoro le commedie musicali, e un gradino sotto gli Dei Celesti e Truffaut, io piazzo al terzo posto Jacques Demy.
Eppure, ecco, la vita è bella perché riserva delle sorprese: io questo film l’ho veramente amato.
Provo qui a fare un piccolo elenco semi-serio delle ragioni, sperando che gli animi si addolciscano e che qualche nuovo adepto del genere si vada a riscoprire i vecchi film che qui Chazelle stra-celebra. 

Ho amato La La Land...
Perché inizia dove finisce Les Demoiselles de Rochefort di Jacques Demy.
Nel film di Demy era un ponte appena fuori la città di Nantes, dove un ragazzo e una ragazza che si cercano e si rincorrono per tutto il film, finalmente riusciranno a conoscersi (ma attenzione, la chicca è che il film non lo mostra, lo fa solo capire). Chazelle invece fa vedere fisicamente l’incontro/scontro tra i due protagonisti e lo fa su una highway appena fuori Los Angeles. In entrambi i casi: bellissima musica, ottima coreografia, ballerini che levati e colori sgargianti ovunque. It’s another day of Sun! 

Perché la storia è romantica nel vero senso del termine e i film davvero romantici scarseggiano in questo simpatico mondo moderno. E come tutti i film romantici che si rispettino, La La Land è pervaso da una malinconia che lo rende ancora più speciale. Le commedie musicali sembrano allegre e spensierate, ma in realtà sono tra le cose più struggenti che esistano (Les Parapluies de Cherbourg docet).
Perché è bello che si parli di quanto si è disposti a sacrificare per arrivare a realizzare i propri sogni (il volersi esprimere creativamente è essenziale o è una enorme fregatura?). 
In fondo non sono molti i film che affrontano l'argomento in maniera tanto diretta.
Perché Emma Stone e Ryan Gosling non saranno bravi come Ginger Rogers e Fred Asataire ma insieme funzionano strabene (e lo avevano già dimostrato in Crazy Stupid Love). La loro alchimia è perfetta: sono belli, sensuali, ma anche estremamente divertenti. 
Perché le canzoni del film sono STUPENDE, sfido chiunque a uscire dal cinema e a non avere voglia di canticchiare City of Stars e/o a non volersi iscrivere ad un corso di tip tap tempo zero!
Perché la rappresentazione di Parigi nel film è quella cartonata, totalmente irreale ma assolutamente adorabile di Funny Face e An American in Paris (la città dove tutti vorremmo abitare...)
Perché comunque, a prescindere, vorrei vivere tutta la vita in una La La Land.
E, infine, perché Ryan Gosling che si cucina un uovo vestito come negli anni ’30 e con un asciugamano appoggiato sulla spalla è, ammettiamolo, davvero tanta, tanta roba (and, by the way, ARE YOU PHOTOSHOPPED???).
In un'intervista, Chazelle ha detto: "Volevo cercare di richiamare certe cose del passato che sentivo erano andate perdute e non dovevano andare perdute. E, inoltre, l'obiettivo principale era quello di modernizzare quelle cose. In un certo senso: o cerchi di perorare la loro causa dicendo che quelle cose sono ancora vitali, essenziali, oppure cerchi di attualizzarle, e di continuare la loro tradizione".
Non so a voi, ma a me sembra un'ottima idea.




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