martedì 6 dicembre 2016

Le Demy Monde

Quello che mi piace di Parigi, è che certe volte vai semplicemente a pranzo e ti capita di incontrare qualcuno del mondo del cinema che mangia a qualche tavolo di distanza dal tuo. 
Oggi, ad esempio, si festeggiava il compleanno di una collega al Café Beaubourg, luogo abbastanza frequentato da quelli che in Francia chiamano “people”, una parola che mi ha sempre fatto tantissimo ridere.
E infatti, quando mi sono seduta, ho detto ai miei amici: Allora, a parte noi, c’è qualche people in sala?
Ma, ad un rapido sguardo, non c’era proprio nessun famoso.
Invece, alla fine del pranzo, sbirciando distrattamente alla mia sinistra, ho riconosciuto un
 volto a me super caro, quello di Mathieu Demy, l’unico figlio della mitica coppia formata da Jacques Demy e Agnès Varda

Ora, se leggete questo blog, non c’è bisogno che vi dica chi sono questi due.
Di Mathieu, è vero, ho scritto un po’ meno, ma è sempre stato presente.
Alla sua carriera di attore (ha iniziato giovanissimo a recitare nei film dei suoi genitori), oggi ormai più che consolidata, affianca anche una mini carriera da regista. A parte due corti, ha diretto pochi anni fa (nel 2011) un film piuttosto bizzarro (e stracolmo di riferimenti al mondo Varda-Demy) dal titolo Americano, di cui ha firmato anche la sceneggiatura, e ultimamente ha diretto due episodi di una serie tv davvero bellissima nella quale ha anche un piccolo ruolo: Le Bureau des Légendes. Appassionati di serie TV che siete là fuori, sappiate che i francesi non sono niente male in questo campo. Guardare per credere. Tra l'altro la seconda stagione (quella in cui appare Demy) è pure meglio della prima, caso abbastanza raro:

Clement Migaud (Mathieu Demy) e Marie-Jeanne Duthilleul (Florence Loiret Caille) 
Dei suoi ruoli di attore, invece, i miei preferiti sono senza dubbio un vecchio film del 1998, Jeanne et le Garçon Formidable, un film chiaramente ispirato all'universo di Jacques Demy, di Olivier Ducastel e Jacques Martineau:
E il più recente Tomboy (2011) di Céline Sciamma, in cui era il padre super tenero e comprensivo della ragazzina che vorrebbe tanto essere un ragazzino:

Comunque, non che fosse la prima volta che incontravo Demy (ça va sans dire!). 
In effetti, speravo che lui non si ricordasse troppo della mitica serata delle Demoiselles, ovvero l’inaugurazione della mostra su Demy della Cinémathèque Française di qualche anno fa, nella quale, complice l’euforia dello champagne, con la mia "gemella" lo avevo insistentemente salutato da un balcone, iniziando una conversazione totalmente delirante della quale per fortuna ho perso ogni traccia nella mia memoria.
E speravo si ricordasse ancora meno del mitico flash mob delle Demoiselles organizzato un sabato pomeriggio sul parvis dell’Hôtel de Ville dove, sempre con la mia jumelle (e questa volta non c’era neppure la scusa dello champagne), lo avevamo di nuovo entusiasticamente salutato come se lo conoscessimo da tutta la vita... e lui ci aveva guardate prima un po’ stranito e poi proprio visibilmente preoccupato.
Insomma ero un po’ indecisa se andargli a parlare o no, quando il destino ha voluto che ci alzassimo dal tavolo allo stesso momento e arrivassimo davanti alla porta quasi contemporaneamente.
Bonjour, vous êtes Mathieu Demy?” – ho esordito io con un gran sorriso.
E lui, di rimando, sorridendomi: “Oui, des fois... ça m’arrive!” (Si, qualche volta mi capita).
Risposta geniale, non vi pare? 

Insomma ho capito che Mathieu era uno di noi, e quindi l’ho invaso di complimenti, e temo di avergli detto una cosa tipo: “Io penso che grazie ai film fatti dalla vostra famiglia, questo mondo sia un posto migliore!”, ma anche un più sobrio: "Ho un blog di cinema e non faccio altro che scrivere di vostro padre!" 
Lui comunque nonostante le mie enormità mi sembrava contento. 

Sorrideva e diceva spesso Merci!
Allora a quel punto l’ho lasciato andare: "Bonne Journée, Monsieur!" 
"Bonne journée à vous, Madame!"
Madame??? E’ stato il suo unico errore. 

Quello di non aver riconosciuto la Demoiselle (de Rochefort) che è in me. 
Ma vabbè, a uno del Demy Monde, si sa, io perdonerei qualsiasi cosa.



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