domenica 7 dicembre 2014

In the Mood for Klute

Qualche anno fa, un caro amico mi aveva chiesto di stilare per lui l'elenco dei 10 migliori film d'amore di tutti i tempi secondo Zazie.
La richiesta mi aveva molto intrigata, e per un po', nella mia testa, ho continuato a pensare e ripensare a diverse decine di titoli che potessero riempire questa ipotetica classifica.
L'amore, nei film, come in musica, è il tema sovrano.
In tutta la storia del cinema, ci sono sicuramente più film d'amore che di guerra, horror, thriller, o di qualsiasi altro genere. Sembra sempre che senza amore, che cosa vuoi che sia tutto il resto. 
Alla fine, scoraggiata dal gran numero di film che mi venivano in mente, ho abbandonato per strada quella che mi sembrava una missione impossibile.
L'unica certezza che avevo, stilando questa classifica immaginaria, era il film che sarebbe stato, sempre e comunque, al primo posto in assoluto: In the Mood for Love di Wong Kar-Wai.
Bizzarra, direte voi, l'idea che il film al posto più alto sia la storia di un amore mai consumato.
Che è, ovviamente, la ragione per cui si tratta di un film - e di un amore - perfetto.
L'amore che non deve confrontarsi MAI con il quotidiano, con la ciabatta o l'alito puzzolente, la frase detta male, il gesto scorretto, l'usura dei comportamenti sempre uguali, la meschineria, il sotterfugio, la noia, la frustrazione, insomma con l'imperfezione assoluta degli esseri umani.
Un amore solo immaginato, sognato, sognante, fatto di sguardi, di sfioramenti al ralenti sulle scale di un ristorantino di Hong Kong mentre fuori piove, con lui vestito che neanche Humphrey Bogart ai tempi migliori, e lei che a ogni scena sfoggia un nuovo qipao per il quale saremmo pronte a dare la vita, mentre Nat King Cole in sottofondo canta Quizas, Quizas, Quizas...
Solo che noi lo sappiamo.
Noi che abbiamo vissuto abbastanza per sapere che la vita reale e i film sono come quello sfiorarsi sotto la pioggia: due universi vicini ma paralleli, destinati a non incontrarsi mai.
Le delusioni e le disillusioni che ci riserva la vita reale, trovano posto al cinema solo per essere smentite sul finale: lo stronzo che si è comportato di merda, si pentirà amaramente e ritornerà sui suoi passi, vi citofonerà quando meno ve lo aspettate, avrà un mazzo di fiori, un diamante per sempre, una scusa ben rifinita che illuminerà di una luce nuova e di una spiegazione abbagliante e inequivocabile la cosa bruttissima che vi ha appena fatto.
Nella vita reale no.
Nessuno torna, nessuno dà spiegazioni (e quando le danno era meglio che se ne stavano zitti),  e non solo non si pentono dei loro errori, ma nemmeno sono sfiorati dal dubbio della loro cafonaggine, della loro pochezza di spirito, della loro mancanza di fantasia.
La vita reale, si sa, è quello che è, ed è il motivo per cui, tre volte a settimane, una si rifugia in una sala oscura nella speranza di ritrovare la fiducia nel genere umano.
Pensando a questa classifica, un altro titolo che mi tornava sempre in mente, era quello di un film del 1971 di Alan Pakula, Klute, con Jane Fonda e Donald Sutherland.
Credo francamente che nessuno, a parte me, lo consideri un grande film d'amore, eppure c'è qualcosa, nella storia tra l'ispettore Klute e la prostituta Bree, che per me vale più di molti altri film romantici.
Una delle tante cose belle del cinema, è che ci sono scene che ci colpiscono in maniera particolare e del tutto irrazionale. Un dialogo, una luce, l'inquadratura di una strada per noi fondamentali, passeranno del tutto inosservati agli occhi di un'altra persona, di un altro spettatore.
Così, immagino di essere l'unica al mondo per cui, se di tutta la storia del cinema dovessi citare la più bella scena d'amore di tutti i tempi, io citerei una scena di Klute in cui Jane Fonda e Donald Sutherland comprano della frutta al mercato.
Sì, avete capito bene: non sto parlando di un bacio appassionato, di un tramonto di fuoco, di una dichiarazione perfetta, di uno struggersi senza fine per l'essere amato.
Sto parlando di due persone al mercato, senza dialogo, con una musica qualsiasi di sottofondo, due che non stanno facendo niente di importante, niente che cambierà i destini dell'universo, ma che si guardano, complici, con quel misto di incredulità ed eccitazione che viene dal fatto di essersi appena incontrati, di aver fatto per la prima volta l'amore, di essersi detti delle cose tenere e buffe, di essersi trovati.
E' questa cosa qui che vorrei nella vita reale. Almeno una volta.
Ma è chiedere troppo?
Quizas, quizás, quizás...


2 commenti:

  1. Bene, siamo in due a trovare la scena del mercato uno dei momenti più romantici di tutta la storia del cinema!
    Alberto

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    Risposte
    1. No, non ci credo!!! Vedi a volte, a scrivere le cose...

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