lunedì 19 maggio 2014

Le Musée Imaginaire d'Henri Langlois

Ho sempre amato la Cinémathèque Française
Per me è come un punto fermo, una stella che brilla e che indica il cammino, una certezza assoluta in un mondo che se ne va un po’ per conto suo. Anche solo pronunciarne il nome mi evoca tutto un universo parallelo che non saprei bene a cos’altro paragonare nella mia vita.
Ovviamente, ho imparato ad amarla grazie a Truffaut e i suoi amici, gente che, ammassata nelle prime file e più spesso per terra sotto lo schermo, era capace di vedersi anche 4 film di fila.
Tutti questi matti che passavano la loro vita nei dintorni dello schermo buio, avevano trovato casa, alla Cinémathèque, e avevano anche trovato un padre "spirituale", un signore grasso dall’aria simpatica che adorava il cinema quanto loro e che quel luogo lo aveva creato dal nulla: Henri Langlois.

Nel centinario della sua nascita, la Cinémathèque gli dedica, giustamente, una bella mostra (la potrete vedere fino al 3 Agosto!), in cui si ripercorre la vicenda umana e professionale di questo cinéphile scatenato.
Nato nel 1914 a Smirne, in Turchia, e rientrato a Parigi con la famiglia nel 1922, Langlois si appassiona alla settima arte sin da giovanissimo. Per protestare contro il padre che gli vuol far fare a tutti i costi degli studi di diritto, il ragazzo consegna pagina bianca all’esame finale delle superiori, e se ne va al cinema come se niente fosse. Giusto per dirvi il tipo. Quasi subito capisce di avere una missione, che poi è quella di cercare e conservare le copie dei vecchi film che rischiano di sparire per sempre dagli schermi. Insieme all’amico Georges Franju, nel 1936, dà vita alla Cinémathèque, che negli anni cambierà diverse sedi e si ingrandirà sempre di più. Langlois, oltre che bobine di film, si mette anche a collezionare cineprese, poster, e altri oggetti. Questi costituiranno la base per la creazione di un piccolo museo al quale contribuiranno diversi registi.
Famosa, ad esempio, è rimasta la donazione di Hitchcock. Un giorno del 1960 un impiegato della Cinémathèque ha aperto un pacco appena arrivato dall’America e con sua grande sorpresa (ed orrore) ci ha trovato dentro un teschio. Pochi giorni dopo, Langlois riceve una lettera da parte di Hitchcock: "Spero che le sia piaciuto il mio regalo". Era il teschio della madre di Anthony Perkins in Psycho:
Il destino di Langlois si intreccia a quello dei giovani regista della Nouvelle Vague soprattutto nella sede “storica” del Palais de Chaillot. Quando nel Febbraio 1968 l’allora Ministro della Cultura André Malraux decide di sospendere Langlois dalla sua funzione di direttore della Cinémathèque accusandolo di poca accortezza nella gestione, Truffaut & Co., compatti, si schierano a favore di Langlois e iniziano una campagna per sostenerlo. Tutti i registi del mondo sono con loro: Chaplin, Hitchcock, Kubrick, Welles, Buñuel e molti altri scrivono in suo favore, mentre davanti ai cancelli chiusi della Cinémathèque, migliaia di persone manifestano in favore di Langlois:
Truffaut, che in quel periodo sta girando Baisers Volés, la mattina va sul set e il pomeriggio a manifestare. E finirà con il dedicare il film proprio a lui. Guardate qua:
Dopo poco tempo Malraux, sconfitto, dovrà accettare di far reintegrare Langlois nella sua funzione. Il cinema ha trionfato. “L’Affaire Langlois”, è concluso!
Truffaut, Léaud e Langlois
Insomma, spero proprio di avervi fatto venire voglia di andare a vedere questa mostra, perché sarebbe un peccato perderla, e perché è un po' grazie ad un tipo bizzarro come Langlois se oggi possiamo ancora godere di alcuni film che hanno fatto la storia del cinema.
Accorrete numerosi, gente!



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