giovedì 16 gennaio 2014

John and Mary

Avete presente quei film che avete visto una sola volta quando eravate piccoli ma che vi sono rimasti impressi in maniera indelebile? Anche se di loro ricordate soltanto dei frammenti di immagini: un volto, una stanza, una vaga atmosfera? Quei film che magari con il tempo avete cercato di recuperare, ma che è stato impossibile rivedere, perché per qualche strana ragione non si trovano in DVD, e non vengono mai dati né in TV né al cinema in qualche rassegna di vecchie pellicole? 
Ecco, l’altro giorno, girellando tra gli scaffali di Potemkine, il mio negozio di DVD preferito di tutta Parigi, mi è capitato tra le mani, con mia enorme gioia e sorpresa, un film che da anni sto cercando di ritrovare: John and Mary, di Peter Yates (1969):
L’unico guaio di questi film, ammettiamolo, è che possano risultare deludenti: si sa, nei ricordi tutto è più bello e più magico, e il rischio che la realtà non corrisponda alla perfezione della memoria è molto, molto alto. E poi, ovvio, vedere un film quando si hanno 15 anni e quando se ne hanno 30 di più, cambia un po’ la prospettiva sul mondo, e anche quella cinematografica. 
Di questo film in particolare, ricordavo le seguenti cose: la bellezza di Mia Farrow giovanissima, la dolcezza di Dustin Hoffman, la casa del protagonista con vista meravigliosa sui tetti di New York: 
Un ragazzo ed una ragazza stanno dormendo in un letto tutto bianco.
La ragazza si sveglia e si mette a vagare per le stanze con l’aria di qualcuno che stia cercando di capire dove si trova. In effetti, si trova nell’appartamento del ragazzo. E’ andata così: si sono conosciuti per caso la sera prima in un bar, hanno iniziato a parlare, e sono finiti da lui a “sentire dei dischi”. Quando anche lui si sveglia, ha inizio la loro giornata, una giornata in cui dovranno imparare a conoscersi, a capire chi sono e cosa vogliono fare “dopo”. 
E, solo alla fine, scopriranno i loro nomi: John and Mary. 
La piacevole sorpresa di rivedere questo film è stata quella di ritrovare intatte le sensazioni provate all’epoca della mia prima visione. John and Mary non è affatto invecchiato male (e la vostra Zazie aveva un ottimo gusto anche da piccola, diciamolo!). Certo, ci sono qua e là delle piccole ingenuità, ma il film era decisamente avanti per i suoi tempi: la struttura narrativa, l'uso dei flashforwards (nel 1969!), il fatto che il film si svolga quasi per intero nell'appartamento di John, i dialoghi franchi e poco romantici (bellissimi i pensieri a voce alta di entrambi con considerazioni sul comportamento dell'altro) e la visione molto realistica della coppia moderna, ne fanno un piccolo gioiello pre-flower power. 
E poi c'è l'infinito piacere di ritrovare due attori in stato di grazia: Dustin Hoffman qui aveva 32 anni, era fresco del successo di The Graduate (Il Laureato) e di Midnight Cowboy (Un Uomo da Marciapiede), e aveva quel giusto mix di dolcezza, goffaggine e sfrontatezza. Mia Farrow invece ne aveva solo 24, era reduce dal trauma di Rosemary's Baby ed era semplicemente perfetta nella parte della ragazza moderna che va a letto con qualcuno la prima sera ma non per questo ha voglia di essere considerata una puttana: "Ti stupirai ma qualche volta dico anche di no!", butta lì provocante (e comunque con quel meraviglioso taglio di capelli poteva permettersi di dire e fare qualsiasi cosa!).
John and Mary sembra tracciare una linea di confine tra il vecchio e il nuovo, inteso sia come modo di vivere che come modo di fare cinema. Sono i primi passi del cinema americano verso quella stagione d'oro dei film anni '70, che segneranno generazioni e generazioni di persone in tutto il mondo. 
Questo è un bel tentativo, un primo assaggio. Come recitava quella meravigliosa poesia di Brodskij: Non più rumore, non ancora musica... 
In ogni caso, bisogna dirlo, un suono molto bello.

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