domenica 15 settembre 2013

In de bioscoop

Non sopporto leggere delle interviste in cui si dice che molto presto, a causa delle nuove tecnologie, la gente non andrà più al cinema.
Non lo sopporto semplicemente perché non è vero.
La stessa cosa vale per quelli che preannunciano ad ogni piè sospinto la morte dei libri. 
Ovvio, quando non esisteva altro mezzo per vedere un film se non andare al cinema, la gente ci andava in massa. E quando non esisteva altro mezzo per leggere un libro, la gente si portava dietro dei tomi pesantissimi. Oggi è meravigliosa l'idea di poter vedere ogni volta che si vuole un film che si ama in DVD o Blue Ray, così come è tanto comodo leggersi un libro di 300 pagine su un tablet. Come si può negarlo? E del resto io faccio entrambe le cose, quindi non potrei sostenere altra tesi.
Ma da qui al dire che il cinema e i libri sono morti ce ne corre.
E non perché faccia parte di una élite culturale che se la tira e si considera detentrice di tutta la sapienza del mondo, no, lo affermo semplicemente perché là fuori ci sono un sacco di persone, come me, per cui il fatto di andare al cinema è un'esigenza concreta. Necessaria.
E il fatto di tenere in mano un libro, sfogliare le pagine e sentirne l'odore, ha a che fare con un piacere fisico (oltre che culturale).
Quando non vado al cinema per un po' di tempo mi sembra che mi manchi qualcosa.
Durante le vacanze spesso è una tortura l'idea di essere in un posto dove non ci sia un cinema nei dintorni, anche se, come in tutte le forme d'amore, il fatto di ritrovarsi dopo un po' di tempo accresce il desiderio e fa capire l'importanza del rapporto.
Niente e nessuno mi distaccheranno mai da quella gioia un po' insensata e inconsapevole di entrare in un cinema, sedersi in mezzo a sconosciuti che però sono anche un po' fratelli, e aspettare che il film abbia inizio. E dato che non sono la sola a pensarla così, chiunque dica che il cinema è morto non sa veramente di che cosa stia parlando.
Qualche giorno fa sono andata a trovare degli amici ad Amsterdam.
Mentre eravamo seduti ad aspettare l'autobus, mi sono messa a fissare la locandina di un film che stava dentro un pannello pubblicitario. Il film era olandese: Borgman di Alex van Warmerdam, un attore/regista di cui non ho mai visto nulla, ahimé (c'è sempre da scoprire nuovi mondi, per fortuna!). Incuriosita dalla scritta sopra la locandina, In de Bioscoop, ho chiesto all'amica che era con me cosa significasse. E lei mi ha risposto: Al Cinema.
Non so spiegarvi perché questa cosa mi sia piaciuta da morire. Forse perché sono abituata che tutte le parole che hanno a che fare con il cinema ed i film si somigliano un po' in tutte le lingue che conosco. Insomma mi è perso che questo bioscoop fosse una specie di nuovo mondo parallelo e perfetto, una biosfera filmica, un luogo speciale fatto di immagini e sogni e ricordi incredibli. 
Il bioscoop, insomma, quella cosa meravigliosa che esisterà sempre.
Quella cosa dove passo la vita.

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