mercoledì 22 maggio 2013

Seduti al buio

Lo so, sono ripetitiva.
Lo so, vi parlo sempre di cinema, di film, di sale buie.
Ma che cosa ci posso fare, se è questa la cosa che mi piace di più al mondo? Sedermi insieme a dei perfetti sconosciuti nei cinema di Parigi e guardare scorrere le immagini su uno schermo. Lasciarmi trasportare in un mondo che sembra essere separato da me solo da una pellicola sottile, una realtà leggermente parallela, squisitamente fluttuante al di sopra della mia testa, dei miei pensieri.
Prendete ieri: una giornata di Maggio che sembrava Novembre. Pioggia a secchiate, freddo e umido che ti entrano nelle ossa, tristezza incombente. Esiste un antidoto più efficace del cinema? No. Certo che no. A parte, ça va sans dire, un pomeriggio sotto le coperte con Michael Fassbender... sì, ma quello, chi ce l'ha??! 
Ma la cosa incredibile di questa città, la cosa per cui non mi stancherò mai di abitare qui, la cosa che citerei tra i cinque motivi per cui vale la pena vivere di Alleniana memoria, è che al di là dell'ampia scelta di film nuovi, la gente qua affolla le sale per vedere film di 50-40-30-20-10 anni fa.
Io ad esempio ieri pomeriggio sono andata alla Filmothèque du Quartier Latin a rivedermi Taxi Driver di Martin Scorsese in versione restaurata (il film è del 1976). Allo spettacolo delle 15h40. Va bene, la sala era piccola, ma era stracolma, e la gente prima del film faceva la fila paziente sotto la pioggia. Perché siamo tutti qui? Mi sono chiesta, mentre li guardavo con grande tenerezza, come se fossero miei fratelli di sangue. Forse perché sapevamo di stare per vedere un film straordinario, perché ci eravamo dimenticati di quanto fosse bella e ossessiva la musica di Bernard Herrmann, di quanto fosse perfetta la sceneggiatura di Paul Schrader, di quanto fosse sporca New York, di quanto fosse giovane De Niro, di quanto fosse bravo Scorsese in quel cameo in cui fa il pazzo geloso, di quanto fosse già incredibile Jodie Foster a 14 anni, di quanto la regia fosse talmente straordinaria e fluida e portentosa da lasciarci tutti ancora una volta a bocca aperta, manco fosse la prima volta che lo stavamo vedendo, Taxi Driver.
Robert De Niro (Travis Bickle)
Robert De Niro e Martin Scorsese sul set del film
Travis e il suo taxi
Qualche settimana fa, invece, sono andata al cinema alle 11 di una domenica mattina.
Anche lì, ho pensato: saremo dentro in due.
Ero al Cinéma des Cinéastes, e davano un film che volevo vedere da tempo, e di cui avevo molto sentito parlare: Extérieur, Nuit di Jacques Bral (1980). Anche in quel caso, contro ogni previsione, contro ogni attesa, sala quasi piena. E spettatori attenti, perché alla fine della proiezione c'era il regista che parlava del film e la gente gli faceva domande come se stessimo discutendo dell'ultimo block-buster con Johnny Depp. No, dico, sono soddisfazioni enormi!
Gérard Lanvin, André Dussollier e Christine Boisson in Extérieur, Nuit
Poi a volte succedono cose molto buffe, nei cinema di Parigi.
Ad esempio non tanto tempo fa ero con un amico e siamo arrivati quasi (e sottolineo quasi) in ritardo per la proiezione di un film al Nouveau Odéon. Io ero desolata, anche perché dovevo pure passare in bagno (che le bloggers nel loro piccolo, si sa, fanno pipì!). Ho quindi guardato con aria molto preoccupata il tipo che faceva i biglietti: 
- Scusi, il film è già iniziato? 
No, non ancora, tra un attimo
- Sì, ma io devo anche andare in bagno. Faccio in tempo?
- Tranquilla, sono io il proiezionista. Ti aspetto. 
Il bigliettaio proiezionista, che cosa adorabile! Così sono andata in bagno e poi uscendo ho guardato verso la cabina, gli ho fatto segno che poteva partire, e lui mi ha fatto un sorriso, e un secondo dopo iniziava il film. Poi dicono la magia del cinema...
Un'altra volta mi è capitato, in una bellissima giornata di sole di Giugno, una giornata in cui sembrava assurda (tranne a dei malati di cinema) l'idea di chiudersi in una sala buia, di andare a vedere la copia restaurata di Professione Reporter di Michelangelo Antonioni (1975).
Sono entrata convinta, ma proprio convinta, che saremmo stati in tre.
Ma anche in quel caso, come sempre, la sala era piena, e non era nemmeno troppo piccola. Quel giorno, vi assicuro, mi sono proprio commossa. Mi sono seduta e avevo le lacrime agli occhi. E non ho visto niente dei primi cinque minuti del film (non è grave perché l'avevo già visto almeno altre due volte). Mi sono detta che a Parigi non mi sarei mai sentita sola, che Parigi sarebbe stata per sempre, anche a migliaia di chilometri di distanza, la mia città.
Jack Nicholson in Professione Reporter
C'è un signore americano, un tale Paul Rogers, che ha scritto un libro bellissimo, si intitola Name that Movie (Nomina quel Film), sottotitolo: 100 Rebus Illustrati per Cinefili: 
In pratica, questo disegnatore si è messo a rivedere un sacco di vecchi film, e per ciascuno di loro ha fatto sei vignette, senza mettere la faccia degli attori o altri segni particolarmente riconoscibili, e il lettore deve indovinare il titolo del film. Ce ne sono alcuni facilissimi...
e altri difficilissimi, ma è una pura gioia. Io ogni tanto mi metto lì e cerco di indovinare, ci passo proprio le ore. Ma la cosa che amo di più di quel libro è la dedica. Così semplice, eppure così perfetta: 
For those wonderful people out there in the dark 
(a tutta quella gente meravigliosa seduta lì al buio).
Come dire... touchée!

2 commenti:

  1. Bellissimo articolo, e, come sempre, mi metti una gran voglia di guardare i film di cui parli! Sei troppo brava, continua così!
    Anna C.

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  2. Grazie, cara Anna! Che piacere mi fa quello che hai scritto!!!

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