mercoledì 8 settembre 2010

Des Hommes et des Dieux

Io al prossimo che si permette di dire che il cinema è un’arte minore, lo giuro, gli sputo in un occhio. Oppure, più magnanimamente, lo porto a vedere il film Des Hommes et des Dieux di Xavier Beauvois, Gran Premio della Giuria all’ultimo Festival di Cannes, e mio personale coup de coeur di questa rentrée (e pure di tutto il 2010).

Des Hommes et des Dieux prende spunto dalla storia (vera) di alcuni monaci trappisti francesi che, nel 1996 in Algeria, sono stati prima rapiti e poi uccisi da un gruppo di terroristi. E dico prende spunto perchè in realtà la storia che ci racconta il film non è quella del loro massacro, che infatti non si vede, ma piuttosto della loro vita di tutti i giorni prima che il dramma avvenga. Una vita semplicissima, come ci si aspetta da dei monaci, fatta di lavori manuali, preghiera, canti, incontri cordiali con la gente (di fede musulmana) del villaggio sperduto in cui si trova il loro convento. La serenità della loro esistenza, tuttavia, è minacciata dalla situazione caotica nella quale si trova il paese. Non si capisce chi sia peggio, se i terroristi o i militari, fatto sta che i monaci cominciano seriamente a temere per la loro incolumità. Qualcuno di loro se ne vuole andare, altri vogliono rimanere, ma a poco a poco, anche alla luce degli avvenimenti esterni, i religiosi si convincono che l'unica scelta per loro possibile è quella di restare ed affrontare insieme il loro destino.

Film rigorosissimo, misurato, monacale, e non a caso, anche nella purezza e nella semplicità delle immagini, Des Hommes et des Dieux è un'opera che conquista il cuore pezzo per pezzo. Basta poco per far capire un mondo (e il senso di parole come accettazione, integrazione e rispetto): il Corano posato sulla scrivania di Padre Christian insieme ai testi sacri cristiani, i monaci che quando si aggirano in paese lo fanno sempre in abiti civili, la pazienza e l'amorevolezza con cui Padre Luc cura i poverissimi che si presentano al suo dispensario. I religiosi sono prima di tutto uomini: fragili, dubbiosi, spaventati. Di fronte ad un nemico armato, nessuno di loro ha il minimo desiderio di comportarsi da eroe. E tuttavia hanno un compito, al quale sanno di essere chiamati dalla loro fede. La forza del film sta in questo: nel mostrare con tanta chiarezza, serietà ed umanità, questa presa di coscienza. Ci sono due scene indimenticabili, delle quali non vorrei dire molto per lasciarvi intatto il piacere di scoprirle, dove questo percorso diventa una magnifica (anche dal punto di vista cinematografico) evidenza. E bellissimi sono pure i dialoghi, con alcune folgorazioni, come il breve monologo di Padre Luc: "Non ho paura dei terroristi, tanto meno dei militari, e non temo neppure la morte. Sono un uomo libero".

Gli attori, ovviamente, sono parte fondamentale di questo piano divino. Lambert Wilson nella parte di Padre Christian, il "leader" del gruppo, si prende qui la rivincita di tutta una vita, quella passata a convincere gli altri che, oltre ad essere un bell’uomo, è pure un bravissimo attore. E' stato poi un piacere ritrovare Philippe Laudenbach, una faccia nota per chi ama il cinema di Alain Resnais (ma è stato anche Maitre Clement in Vivement Dimanche di Truffaut), bravissimo come sempre, e scoprire il tenerissimo Jacques Herlin nella parte del monaco più anziano, Padre Amédée. Ma nessuno può competere con la bravura, lo charme naturale e la sottile vena ironica di Michael Lonsdale, un attore che non a caso ha lavorato con i più grandi (Truffaut, Eustache, Resnais, Rivette, Bunuel, solo per citarne alcuni) nella parte di Padre Luc, il medico del villaggio. Tutti straordinari.

Questo è un film su dei veri eroi dove di eroico, retorico, lacrimevole, d'effetto o scontato, non c'è niente. Des Hommes et des Dieux è un film capace di far nascere la fede in chi lo guarda.
Se non in Dio, di sicuro nel cinema.

4 commenti:

  1. la musica del trailer è (ora se uno fosse meno ignorante saprebbe esattamente il riferimento al compositore, opera ecc, ma io sò cinefilo, le cose delle arti maggiori non le conosco...) una di quelle che Kubrick usa in Barry Lyndon, o in quale altro film?

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  2. Mi spiace, capo, a Kubrick (come si dice a Napoli) non ci vado tanto appresso, quindi non saprei aiutarti, ma ti posso dire che c'è una scena con in sottofondo Il Lago dei Cigni di Chaikovskij che credo non dimentichero' mai!

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  3. Ma Zazie cosa mi lasci adesso x il mio blog???? sono d'accordissimo con te su tutto... magari faccio solo la traduzione del tuo post in francese e via ;-))
    @capo: la musica del trailer è la 7ma sinfonia di Beethoven e viene usata spesso al cinema quindi puo darsi...

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  4. Grazie Maelle, meno male che ci sei tu a saperne più di me di musica classica... attendo invece la tua recensione, mi piace come scrivi, concisa e precisa. Ma soprattutto mi fa piacere che anche tu sia rimasta folgorata dalla pellicola. Adesso mi devo recuperare gli altri film di Beauvois... ma com'è che mi era sfuggito quest'uomo???

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