Sono una ragazza che sogna in grande, che non si accontenta, con una fantasia molto, molto sviluppata, dalle uscite a dir poco roboanti.
Hai voglia a sentirmi dire che no, non si dovrebbero avere aspettative, che è sbagliato, che non bisogna aspettarsi niente così poi quello che arriva è tutto bello.
Ma come si fa? Perché bisogna vivere e sognare al ribasso, dico io?
Certo, a furia di batoste, dalla vita comincio ad aspettarmi sempre meno (in effetti è molto più saggio, ne convengo), dal cinema però no: caparbiamente, assurdamente, continuo a richiedere un grado di meraviglia che stia alla pari con le mie più great expectations.
Metti ad esempio questo film che riuniva i miei due attori più amati al mondo, che sono notoriamente Jeremy Irons e Michael Fassbender. Quando ho sentito per la prima volta che questi due sarebbero stati insieme sullo schermo la lancetta dell'aspettativa è schizzata a dei livelli che chi la ferma più. Mi mancava il respiro solo all'idea.
Poi mi sono chiesta: ma che film sarà mai? Quando ho capito che era tratto da un videogioco, già mi sono cadute le braccia, quando ho saputo che il regista era Justin Kurzel (lo stesso di Macbeth), l'entusiasmo non si è esattamente impossessato di me, però mi sono detta, vabbè dai, vedrai, sarà comunque bellissimo. Qui in Francia usciva lo stesso giorno in cui partivo per le vacanze natalizie in Italia. Pianti e stridor di denti. E' andata a finire che è stato il primo film che ho visto nel 2017.
Ecco, diciamo, non proprio un inizio con il botto.
Assassin's Creed è uno dei film più brutti e inutili che abbia mai visto, e ne ho visti tanti, credetemi, uno di quei film per cui ti chiedi: ma perché? perché l'hanno fatto? (a parte i soldi, intendo). E passi il tempo a pensare a quanto sarebbe stato interessante vedere quelle scene di Irons e Fassbender insieme in un film - non dico tanto - ma almeno decente.
Allora ho pensato di rifarmi andando a vedere Paterson di Jim Jarmusch, di cui tutti mi avevano detto un gran bene, sicura e felice del fatto che, trattandosi di un signor regista (a parte qualche stronzata qua e là) mi avrebbe regalato un bellissimo momento di cinema.
Solo che è andata a finire che non mi è piaciuto neppure questo film.
Avevo la netta impressione che Jarmusch volesse fare un film alla Kaurismäki, solo che se non sei Aki Kaurismäki quella cosa lì non ti riesce. Quel misto meraviglioso di poesia della quotidianità, di ironia sottile, di semplicità nel racconto, di ripetizioni impacciate, di personaggi strani e tenerissimi.
Ecco, se non sei Kaurismäki succede che viene fuori una cosa lenta, ripetitiva e ai limiti dell'irritante (il personaggio di lei non si poteva proprio sopportare).
E capisco che tutti si aspettavano che mi piacesse ma no, non mi è piaciuto, ridatemi Kaurismäki (che è dal 2011 che non fa film e io sto per raggiungere il limite estremo di sopportazione di questa situazione).
Ho invece trovato davvero notevole, un po' a sorpresa (i giudizi che avevo sentito erano dei più disparati) il film di Tom Ford, Nocturnal Animals.
Di Ford avevo già apprezzato il primo film (anche se, essendo basato su uno dei miei romanzi preferiti di tutti i tempi, A Single Man di Christopher Isherwood, pure in quel caso non era stato facile essere all'altezza delle mie aspettative!).
Qualcuno trova irritante l'estetica estrema dei film di Ford.
Non io. Personalmente, trovo irritante quando dietro l'immagine perfetta c'è l'assoluto nulla, il vuoto cosmico, la mancanza di intenti. Se dietro scene di una formalità ricercata c'è una storia importante e ben scritta, quella formalità per me è benvenuta.
Basato sul romanzo Tony and Susan di Austin Wright, Nocturnal Animals racconta la storia di Susan, una ricca signora di Los Angeles con galleria d’arte e famiglia (fintamente) perfetta, che un giorno si vede recapitare un manoscritto destinato a sconvolgerle la vita. Si tratta di un romanzo, Nocturnal Animals appunto, scritto da Tony, il suo ex marito, qualcuno che lei non vede e non sente da quasi 20 anni. I due si erano lasciati malissimo, all’epoca: lui era un giovane romanziere di belle speranze, e lei voleva essere un’artista, ma il richiamo della vita agiata da borghese a cui era abituata avrà la meglio. Lascerà Tony, le sue velleità da pittrice, e si metterà con un bello senza anima ma pieno di soldi. Il romanzo che Tony le invia è potentissimo. Una storia nera ed inquietante dal finale terribile e straziante, che avrà un effetto dirompente sulla vita di Susan.
Film che hanno come tema principale la vendetta non sono certo rari, al cinema, eppure questo ha un sapore completamente nuovo. Di solito le vendette sono spettacolari, a volte un po’ assurde, quasi mai sottili e sistematiche. Qui invece si coglie perfettamente tutta la scia di dolore che Tony si porta dietro da innumerevoli anni. Una ferita aperta che si è imputridita, che gli ha tolto notti di sonno, e una bella fetta di vita. Costruire una vendetta attraverso un romanzo non è da tutti ma è anche un cosa che chiunque di noi potrebbe fare, volendo, a differenza di quei gesti sconsiderati che la maggior parte delle rivalse si portano dietro. La camera di Ford è elegante e fluida, si muove tra gallerie d’arte, appartamenti glaciali, vestiti perfetti di seta dai colori sgargianti e con la stessa forza cattura la follia e la violenza notturna nella trasposizione cinematografica del romanzo di Tony.
Nocturnal Animals è un film che fa veramente paura, permeato da un’inquietudine ai limiti del sopportabile, e un senso di ineluttabilità difficile da scrollarsi di dosso.
Gli attori sono tutti bravissimi, ma non è certo una sorpresa, trattandosi di Amy Adams, Jake Gyllenhaal, Michael Shannon, Armie Hammer e Aaron Taylor-Johnson (il migliore in assoluto, nel ruolo di un cattivo ferocissimo).
In questo freddo Gennaio parigino, Nocturnal Animals è stato il primo brivido caldo cinematografico dell’anno.
Speriamo che le mie alte aspettative avranno pane per i loro denti nel 2017!
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