Ettore Scola ci ha lasciati il 19 Gennaio e, giustamente, in questi giorni tutti scrivono di lui. Ricordi, citazioni, foto e video tratti dai suoi film più famosi sono un po' ovunque. Io con il cinema italiano ho da sempre un rapporto conflittuale. Raramente i miei registi di riferimento sono stati degli italiani (Antonioni a parte) e poco mi appassionano, per dire, gli universi felliniani o pasoliniani. Scola non è mai stato uno dei miei registi preferiti, lo ammetto, anche se Una Giornata Particolare è uno dei film che più ho amato nella vita. L'ho rivisto da poco e ho pensato - ancora una volta - a quanto fosse bello, ben scritto, perfetto, un vero gioiello di storia e regia (e poi, certo, Mastroianni e la Loren da urlo). E quel dettaglio così moderno della radio sempre insopportabilmente accesa in sottofondo con la cronaca della stupidissima parata mussoliniana. Semplicemente meraviglioso.
Insieme a Brutti, Sporchi e Cattivi, C'eravamo tanto amati e Dramma della Gelosia, è stato il film più citato in tutti gli articoli che ho letto in questi giorni. In nessuno di quelli che mi è capitato di scorrere, però, qualcuno ha fatto cenno all'altro mio film preferito di Scola. Forse perché del tutto anomalo rispetto alla sua produzione, forse perché un po' bizzarro, inclassificabile, strano. Si tratta di Passione d'Amore, del 1981.
Clara (Laura Antonelli) e Giorgio (Bernard Giraudeau)
Tratto dal romanzo Fosca di Iginio Ugo Tarchetti (pubblicato nel 1869) il film è la narrazione di un amore impossibile tra il bell'ufficiale Giorgio e la cugina del colonnello presso cui il militare è di stanza, Fosca, una donna tanto brutta quanto sensibile e colta. Giorgio in realtà è innamorato di Clara, una donna bellissima ma sposata, che ha lasciato a Milano, eppure si trova suo malgrado soggiogato dal fascino morboso di Fosca. Dopo una notte d'amore, destinata a restare la sola per Fosca, la donna muore nel giro di pochi giorni (convinta di non poter più vivere un momento tanto felice) e lui si scoprirà disperato al punto da ammalarsi e passare mesi in un letto d'ospedale.
Fosca (Valeria D'Obici)
Vero e proprio Adèle H all'italiana, questo film di Scola è di rara sensibilità e originalità. Il tema è stato pochissimo trattato, e il modo in cui il regista racconta la storia è toccante e allo stesso tempo disturbante. La bruttezza e la fragilità di Fosca, mista alla sua morbosità, ne fanno un personaggio del tutto anomalo. E parecchio intrigante. Gran parte del merito della riuscita di questa impresa sta nella scelta degli attori, va detto. Il bell'ufficiale è interpretato da un bravissimo attore francese (purtroppo scomparso pochi anni fa), Bernard Giraudeau, uno che con la sua bellezza ha avuto un rapporto molto conflittuale, avendo penato non poco all'inizio della sua carriera ad essere preso sul serio proprio per via del suo bell'aspetto. La seducente e frivola amante, Clara, è interpretata da una Laura Antonelli ancora strepitosamente affascinante, mentre il ruolo ingrato di Fosca è stato affidato ad un'attrice che sicuramente non ha avuto la carriera che si meritava, Valeria D'Obici. Qui imbruttita in maniera impietosa, riesce a infondere al personaggio di Fosca una vita e un fascino del tutto inaspettati. Ciliegina sulla torta, nel ruolo del medico che dispensa consigli a Giorgio, Jean-Louis Trintignant (e Massimo Girotti in quello del colonnello).
Il Dottore (Jean-Louis Trintignant) e Giorgio (B. Giraudeau)
La pericolosità della pietà e i danni che a volte può fare l'altruismo, sono merce rara come argomento cinematografico. Scola sembra volerli indicare qui in tutta la loro mostruosità, ben peggiore di quella fisica di Fosca, scagliandosi anche contro un certo tipo di ideale romantico, e l'involontaria prigionia nella quale costringeva le donne dell'epoca.
Tutto questo per dirvi che, se avete voglia di vedere un film di Scola, magari cercate questa piccola perla rara. Può darsi che vi sia sfuggita.
0 commenti:
Posta un commento