Matthias Schoenaerts in Bullhead |
Elizabeth Olsen in Martha Marcy May Marlene |
Si tratta del film belga Bullhead, di Michael R. Roskam, e di Martha Marcy May Marlene dell'americano Sean Durkin. Non solo questi giovani registi hanno dimostrato, alla loro prima prova nel lungometraggio, di avere padronanza del mezzo, idee di regia particolarmente fluide e al tempo stesso precise, una storia molto originale da raccontare, una solida sceneggiatura (forse un po' troppo "pesante" nel caso di Bullhead), ma hanno anche il merito di aver scoperto due attori bravissimi. Che viene davvero voglia di seguire da vicino.
Matthias Schoenaerts è un attore belga (classe 1977) con già una discreta carriera alla spalle in patria, ed è il protagonista assoluto di Bullhead. Il film, cupissimo, ambientato in una zona rurale, piovosa e triste, ha per tema (giuro, non pensavo che esistesse niente del genere) il traffico di ormoni illegali per bestiame che, a quanto pare, infesta il Belgio fiammingo e francese. Jacky, il protagonista, è un ragazzo dal fisico possente ma dal carattere riservato e ai limiti dell'autismo. Gestisce con il fratello un allevamento di mucche e si trova coinvolto in un giro loschissimo (con tanto di giornalista morto ammazzato) di traffici illeciti e mafiosi dall'aria truce. Ma queste vicende non sono che il semplice contorno a quello che è il nocciolo del film, che è proprio Jacky, quest'uomo che sembra nascondere qualcosa di molto, molto inquietante. Perché, ad esempio, si inietta gli stessi ormoni riservati alle bestie? Perché non riesce a comunicare, ad avere rapporti normali con le persone? Il film svela a poco a poco le ragioni di questo disagio, ed è subito disperazione senza possibilità di riscatto.
La performance di Matthias Schoenaerts è da urlo. L'attore ha messo su 27 kg di soli muscoli (Raging Bull di Scorsese vi dice qualcosa?), trasformando il suo corpo in una specie di uomo/toro impressionante da vedere e da capire. Il contrasto tra questo corpo possente e l'animo devastato e fragilissimo di Jacky, è una piccola magia. Con questo sguardo malato, questi scoppi improvvisi di rabbia, questo dolore debordante, Schoenaerts dimostra di essere un attore di categoria superiore. Non stupisce, pertanto, che il regista francese Jacques Audiard lo abbia scelto come protagonista del suo prossimo film. Non so voi, ma io mi vedo già in fila fuori dal cinema!
Elizabeth Olsen è invece la giovane protagonista (classe 1989!) del notevolissimo Martha Marcy May Marlene. Con pochi film alle spalle e forse più famosa per essere la sorella minore delle insopportabili gemelle Mary-Kate e Ashley, con questa prova d'attrice ha lasciato tutti di stucco e ha ampliamente dimostrato di avere un gran talento (è pure bellissima, ce le ha proprio tutte!).
Martha è una ventenne in fuga: ha appena lasciato una fattoria dove ha vissuto due anni in una setta di pericolosi fanatici new-age capitanati dall'inquietante Patrick. Si rifugia dall'unica famiglia che le resta: la sorella maggiore Lucy, che la accoglie in una grande casa sul lago dove sta trascorrendo le vacanze con il marito Ted. Lucy è felice di rivederla e pronta a qualsiasi cosa pur di ricostruire il loro rapporto dopo due anni di totale assenza, ma le cose non sono così semplici. Traumatizzata da quanto ha visto e vissuto nella fattoria, incapace di esprimere a voce le sue paure e i suoi drammi, Martha è una specie di enigma vivente. Apatica, incostante, strana, taciturna, il suo malessere si propaga in breve tempo alla coppia, che è invece alla ricerca (parecchio forzata, per altro) di una presunta vita perfetta: bel lavoro + bella casa + desiderio di mettere su famiglia. Prigioniera della sua stessa confusione, Martha si rende conto di dover affrontare il suo passato, per quanto doloroso esso sia.
Non era per niente facile essere credibili in questo ruolo tutto fatto di non detto, non espresso, non spiegato. La Olsen fa vivere lo stato di confusione perenne di Martha, in bilico tra l'accettabile presente e il difficile passato, attraverso semplici sguardi, gesti, oscillazioni. E' un personaggio non simpatico, anzi, è spesso al limite dell'insopportabile. In più scene si avrebbe voglia di andare lì e scuoterla, talmente la sua apatia è raggelante e indisponente. Del resto, è questa la forza del film, far capire quanto possa essere sottile il discrimine tra fascinazione e repulsione, tra identità e identificazione. La Olsen attraversa il film con questa specie di magnetismo costante, ed è sempre misurata, composta, perfetta.
Anche il resto del cast è ottimo, devo dire, con menzione speciale a John Hawkes (di cui già ho scritto in questo blog), nel ruolo del leader della setta.
Hawkes è un bravissimo attore indie: tenerissimo e impacciato in Me, and you, and everyone we know, spietato in Winter's Bone e pericoloso ma carismatico in questa pellicola. Si merita da anni valangate di premi, secondo me.
Insomma, la vostra Zazie pensa che siano nate due stelle.
E si sa, tanto in cielo come al cinema, di stelle non ce n'è mai abbastanza...
Bella Zazie, concordo al 200% su tutti i punti su entrambi i film, di cui parli benissimo. Non vedo l'ora di vedere questi due attori in altri film...
RispondiEliminaM