Una storia che illumini di una luce nuova, geniale, un tema forse più adatto ad un trattato sociologico che a un film, ma che proprio per questo genera una reazione fortissima, quasi esplosiva?
La settimana scorsa il Cinema Luxor ha proiettato in anteprima alcuni film del Festival di Cannes 2015 e sono così riuscita a vedere The Lobster, del regista greco Yorgos Lanthimos, opera vincitrice del Jury Prize.
Gli ospiti dell'hotel (J. C. Reilly, B. Whishaw, C. Farrell) |
The Lobster è un fantastico esempio di cinema dell’assurdo.
Il grottesco, il ridicolo, il delirante, qui si mischiano, si parlano, si intrecciano, dando vita ad una storia che lascia prima spiazzati, poi un po’ depressi, e infine sorpresi dalla profondità degli intenti.
Lanthimos fa una critica precisa alla società moderna su un tema che, francamente, tocca ciascuno di noi. Perché tutti siamo in qualche tipo di relazione interpersonale o vorremmo esserlo, e perché il mondo che ci circonda ci ricorda continuamente che tutto è fatto per due o, meglio ancora, per una famiglia.
Basti pensare alle pubblicità che ci martellano con l’immagine di famigliole perfette e felici, o agli sconti per due sui viaggi di qualsiasi tipo, o alla tristezza che ingiustamente ci prende sempre o comunque alla vista di una persona che cena sola in un ristorante. Da lì alla polizia che ti viene a chiedere se sei da solo quando ti vede fermo nella hall di un centro commerciale e ti chiede i documenti per dimostrare che sei in coppia (una delle scene più geniali del film), a me tutto sommato il passo sembra breve.
Più il crinale tra realtà e delirio puro è sottile, più il film è efficace. Lanthimos è scientifico nella sua dissezione delle relazioni di coppia. Ce n’è per tutti, non solo per i single. Le unioni sembrano basate su falsità mascherate da intese perfette e, in caso di crisi, alla coppia viene dato (altra idea geniale) un bambino già fatto e grandicello. Il film è attraversato da una vena di violenza che resta più suggerita che reale, ma è alleggerito da momenti di grande comicità che rendono il tutto ancora più straniante e singolare.
David (C. Farrell) e la sua innamorata (R. Weisz) |
Conoscevo Lanthimos di fama ma non avevo mai visto un suo film prima d’ora, e di sicuro The Lobster fa venire voglia di scoprirlo. Qui è alla sua quarta prova ma al primo film “internazionale”, e pare che un budget più sostenuto e la presenza di attori famosi non abbiano cambiato di molto la sua cifra stilistica: una satira feroce (ma divertente) e un occhio attento alle dinamiche di gruppo. Girato in Irlanda con luci quasi interamente naturali, il film vanta un cast davvero notevole: un Colin Farrell sperduto e ingrassato nella parte di David, una bellissima (nonostante sia priva di trucco) e bravissima Rachel Weisz in quella della sua innamorata, i sempre perfetti Ben Whishaw e John C. Reilly nella parte di due ospiti dell’hotel e una straordinaria Olivia Colman in quella dell’hotel manager. L’unica che, stranamente, qui non ha il physique du rôle, è Léa Seydoux come capa dei ribelli. A mio avviso ci sarebbe voluto qualcuno di più "impressionante" dal punto di vista fisico e forse anche con un pizzico di ferocia in più.
The Lobster è uno di quei film che rimane attaccato sotto-pelle e a cui si pensa per giorni, facendosi un sacco di domande, e avendo voglia di discuterne con chi l’ha già visto. Il che è sempre un buon segno, per quanto mi riguarda.
Inutile specificare che la mattina dopo mi sono svegliata chiedendomi in quale animale avrei voluto essere trasformata. Perché, siamo onesti, con i tempi che corrono, chi mai potrebbe trovare l’anima gemella in soli 45 giorni??!
Il regista Y. Lanthimos sul set |
Inutile specificare che la mattina dopo mi sono svegliata chiedendomi in quale animale avrei voluto essere trasformata. Perché, siamo onesti, con i tempi che corrono, chi mai potrebbe trovare l’anima gemella in soli 45 giorni??!
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