Truffaut e Gruault sul set di L'Enfant Sauvage (1970) |
Di prassi, si è sempre circondato di uno o più sceneggiatori con i quali collaborava regolarmente: Marcel Moussy, Jean-Louis Richard, Claude de Givray, Suzanne Schiffman, Jean Aurel e... Jean Gruault. E’ proprio con quest’ultimo che ha avuto la collaborazione più lunga e “produttiva”.
Cinque film scritti insieme: Jules et Jim (1962), L’Enfant Sauvage (1970), Les Deux Anglaises et le Continent (1971), L’Histoire d’Adèle H (1975) e La Chambre verte (1978).
Praticamente cinque capolavori.
E’ di questi giorni la notizia della morte di Gruault, avvenuta all’età di 90 anni (era nato fuori Parigi nell’Agosto del 1924).
Truffaut non era il solo regista della Nouvelle Vague con cui Gruault aveva lavorato, anzi... Da Rivette (Paris Nous Appartient e La Religieuse), passando per Godard (Les Carabiniers), sino ad arrivare ad Alain Resnais (con il quale scriverà tre film: Mon Oncle d’Amérique, La vie est un Roman e L’Amour à mort), Gruault sarà uno sceneggiatore di predilezione per tutti i registi del gruppo.
Gérard Depardieu in Mon Oncle d'Amérique (1980) |
Grualt aveva per altro scritto due sceneggiature per Truffaut che non sono mai state girate dal regista ma che sono state riprese da altri, in particolare, all’ultimo Festival di Cannes, Valérie Donzelli ha presentato Marguerite & Julien, una storia d’amore tra due fratelli.
Uomo di grande cultura e dal piglio molto ironico, lo sceneggiatore era un personaggio simpaticissimo. L'ho sentito parlare una volta alla Cinémathèque ad una tavola rotonda dedicata a Truffaut, e aveva subito rubato la scena agli altri partecipanti, con una sfilza di aneddoti e di battute, si era conquistato il pubblico in men che non si dica (date un'occhiata al filmato qui sotto per capire).
Se uno scorre la filmografia di Gruault, appare chiaro che a lui piacesse scrivere soprattutto di una cosa: della passione.
Quella con la P maiuscola, quella amorosa, quella eccessiva, quella che sconfina nella follia, quella così totalizzante da superare anche la morte.
Insomma mi viene da pensare che Jean Gruault fosse l’ultimo dei romantici.
Non a caso, c’è un film nella sua filmografia a cui io sono particolarmente affezionata, e che penso nessuno al mondo ricordi.
Si tratta di Australia, film del 1989 di un oscuro regista belga, Jean-Jacques Andrien, che Gruault ha scritto, niente poco di meno che, con (un allora sconosciuto) Jacques Audiard.
Il motivo per cui all’epoca mi ero precipitata a vedere il film, stava tutto nella scelta degli attori.
I protagonisti di questa love story segnata dal contrasto tra la luce, il calore, lo spazio sconfinato del paesaggio Australiano e il buio, il freddo e lo spazio ristretto del paesaggio Fiammingo, erano Fanny Ardant e Jeremy Irons.
Ancora oggi bellissimi, all’epoca facevano quasi male agli occhi talmente risplendevano di luce propria:
Stranamente, nel sentire la notizia, più che ad un capolavoro assoluto come Jules & Jim, è a questo strano film che ho pensato, perché in qualche modo di opere così, pur con i loro difetti, non se ne scrivono più.
Il romanticismo non è più quello di un tempo.
E senza Jean Gruault, lo sarà ancora meno.
0 commenti:
Posta un commento