martedì 28 febbraio 2012

Villa Arpel

Cari lettori,
dal momento che avete molto apprezzato il post sulle case cinematografiche, ho pensato di proporvi un nuovo contributo sullo stesso argomento. Come forse saprete, uno dei miei registi preferiti in assoluto è il francese (di origine russa) Jacques Tati. Un vero genio, che con una manciata di film e la creazione di un personaggio mitico, quello di Monsieur Hulot, è entrato nella storia del cinema per non uscirne mai più.
Qualche anno fa, la Cinémathèque Française gli ha dedicato una bellissima mostra e, in contemporanea, uno degli spazi culturali di Parigi, il 104, ha avuto l'idea geniale di ricostruire uno dei set più famosi dei film di Tati: la Villa Arpel di Mon Oncle (1958). 
Poteva forse la vostra Zazie perdersi un evento simile? Giammai. E infatti, munita della mia piccola Fuji, sono andata al 104 e ho scattato foto a più non posso ad una delle case cinematografiche dei miei sogni, con un décor e uno stile anni '50 assolutamente meravigliosi! L'avesse vista Matthew Weiner, sono sicura che ci avrebbe ambientato una puntata di Mad Men... 



Ed eccola nel film:






lunedì 20 febbraio 2012

Zazie D'Or 2011

As usual... forget about Oscars, Baftas, Golden Globes, Golden Lions, Golden Palms, Golden Bears, Césars, or any other Cinema award you can think of. The most prestigious and most exclusive one, the ZAZIE D'OR, strikes back, ready to let you know what was the very BEST of Cinema in 2011! Ladies and Gentlemen, the winners are...


The Zazie D'Or for BEST PICTURE 2011 goes to
ONCE UPON A TIME IN ANATOLIA by Nuri Bilge Ceylan (Turkey)
This is not just a movie, this is a metaphysical experience. Ceylan drags us into a journey through the Anatolian landscape at night to let us realize at the end of it that we have made a trip into the deepest part of our souls. Without bothering God, Job's invectives, dinosaurs, and the earth seen from the moon, he talks about the beauty, the mystery and the pain of our existences in a way impossible to forget. A Masterpiece. A real one.

The SPECIAL ZAZIE D'OR 2011 goes ex-aequo to
A SEPARATION by Asghar Farhadi (Iran)
The struggles of this couple in modern Iran is one of the most intelligent and subtle tales ever seen on screen . You suddenly understand more about this country and its religious issues than if you have read tons of books about it. Dialogues are amazing, actors to die for, this is just unmissable.

and to
SHAME by Steve McQueen (US/UK)
The descent to hell of a sex addict in a cold and alienating New York brings back the golden couple of contemporary cinema: British film-maker Steve McQueen and his partner in crime Michael Fassbender prove, after their outstanding film debut Hunger, to be here to stay. Lucky us!

The Zazie D'Or for BEST DIRECTOR 2011 goes to
NICOLAS WINDING REFN for DRIVE (US)
This film-maker elevate the simple act of driving to the rank of sublime art. First time in my life that I thought it was pity not to have a driving licence. Mesmerizing! (and Ryan Gosling does the rest)

The Zazie D'Or for BEST ACTRESS 2011 goes to
ZOE HERAN for TOMBOY by Céline Sciamma (France)
This incredibly young actress (12 years old) playing a girl pretending to be a boy is not only credible but absolutely PERFECT in the role. Her talent let me speechless. Chapeau! 

The Zazie D'Or for BEST ACTOR 2011 goes to
MICHAEL FASSBENDER for SHAME by Steve McQueen (US/UK)
The best performance of the year by far. And if you can't see it, you're blind.

The Zazie D'Or for BEST SCREENPLAY goes to
AKI  KAURISMÄKI for LE HAVRE (France/Finland) 
&
The Zazie D'Or for BEST CINEMATOGRAPHY goes to
TIMO SALMINEN for LE HAVRE by Aki Kaurismäki (France/Finland)
Finnish genius Aki Kaurismäki delivers a movie about immigration and solidarity in his own particular, irrisistible style. It is helped in doing so by long-life collaborator Timo Salminen, the maestro of the kaurismäkian light. The world like it should be...   

The Zazie D'or for BEST ORIGINAL SOUNDTRACK goes to
ALEX BEAUPAIN for LES BIEN AIMES by Christophe Honoré (France)
French director Christophe Honoré and his alter-ego musician Alex Beaupain definitively are the Jacques Demy/Michel Legrand of modern era. Every single song is a little jewel and all the actors are amazing singers (Catherine Deneuve, Chiara Mastroianni, Louis Garrel!). Special mention to the song inspired by Morrissey!

The Zazie D'Or for BEST DOCUMENTARY 2011 goes to
RITALS by Sophie and Anna-Lisa Chiarello (Italy/France)
The story of four Italian brothers emigrating from Southern Italy to France becomes the epic, moving story of a family and its own legacy. What does it mean to belong to a country? What is the price you pay for leaving your own terra and the people you love to go looking for a better life in another place? This beautiful, powerful documentary tries to answer to these questions and so much more... Bravissime Sorelle Chiarello!!!

The JEREMY IRONS PRIZE (Man of my life Award) for 2011 goes to 
MICHAEL  FASSBENDER (German/Irish Actor)
Che ve lo dico a fare???!!!
Michael, as you know, the only way to receive this award is to knock at my door. 
I am a bit worried because the prizes are piling up at my place: I already have here for you the Man of my life Award 2009, now the 2011, not to mention the Zazie D'Or  for Best Actor 2011. I mean, you really should stop by. The sooner, the better, my dear...

A special thanks to Sergio "Saccingo" Tanara, the creator of the Zazie D'Or drawing!

lunedì 6 febbraio 2012

Quatrevingt

"Ho appena compiuto quarantasei anni e comincio già a essere circondato di morti. Un film come Tirez sur le pianiste... la metà degli attori che vi hanno preso parte se n'è andata. Ogni tanto le persone che ho perso mi mancano, come se fossero appena morte. Jean Cocteau, per esempio. Allora prendo uno dei suoi dischi e lo ascolto... Ascolto la sua voce, la mattina, in bagno. Mi manca."
F. Truffaut, 1978



Se fosse ancora vivo, oggi François Truffaut compirebbe 80 anni.
Il perché sia morto così giovane, io proprio non lo capirò mai, e mi pare faccia parte di una delle tante, troppe ingiustizie di questo mondo. Credo che tutti voi lettori di questo blog, siate già ampliamente consapevoli del fatto che per me Truffaut non è un regista ma una (magnifica) ossessione. Non starò ancora qui a tediarvi con il perché e il percome, ma vi avverto: non mi stancherò MAI di parlare di quest'uomo (non a caso, il più alto numero di "etichette" del mio blog spetta proprio a lui). Truffaut mi manca da morire, soprattutto quando vedo un film che amo immensamente o odio visceralmente. Non so cosa darei per poter fargli una telefonata e chiedergli: Allora, ho ragione o no? Tu che ne pensi? Che cosa mi dici?
Ai film che ancora avrebbe potuto fare, a quelli no, cerco di non pensarci mai, perché è un pensiero troppo doloroso. Non riesco a concepire che anziché 21 avrebbero potuto essere 40... no, vi prego, non fatemi questo!
Truffaut non credeva nell'oblio, e infatti ha scritto, diretto e interpretato un film sul ricordo dei morti, La Chambre Verte, perciò credo non gli avrebbe dato troppo fastidio che nel 2012 qualcuno (e siamo in tanti, mica sono da sola) si sarebbe ricordato del suo ottantesimo compleanno.
Io vorrei dedicargli la stessa frase che lui aveva usato per Cocteau: Ogni tanto mi manca come se fosse appena morto, allora prendo uno dei suoi film e lo rivedo... Ascolto la sua voce, la sera, in camera. Mi manca. Mi mancherà sempre. 
Auguri, François!


Nonostante il pessimo doppiaggio italiano (purtroppo non ho trovato l'originale), questo omaggio di Pialat/Dépardieu a Truffaut nel film Police (1984) mi piace da morire!

domenica 5 febbraio 2012

Home, Sweet Home!

Julius Shulman - Case Study House 22
Questo week-end, un po' perché sono malaticcia e un po' perché fuori c'è una temperatura polare, lo sto trascorrendo praticamente tutto in casa.
Passare ore e ore tra le mura domestiche, mi ha fatto meditare - piuttosto banalmente - sulla loro importanza. Il posto in cui viviamo è fondamentale. Se lo amiamo, ci corrisponde, e ci fa da rifugio reale e mentale, è una grandissima fortuna. Inutile specificare che da lì al mettermi a pensare alle mie case preferite nei film, il passo è stato brevissimo. La prima che mi è venuta in mente, Montmartre oblige, è stata quella di Amélie Poulain. Che volete farci, praticamente abito dove abitava lei, sono a distanza di circa quattro passi sia dal Café des Deux Moulins che dal fruttivendolo Colignon, quindi concedetemelo. Ad ogni modo, io il suo appartamento lo trovavo adorabile anche prima di vivere qui!


Avendo scelto il poster giapponese di Amélie (non è delizioso?), ho subito pensato a tutte le case dei film giapponesi di Yasujiro Ozu. Praticamente, potrei vivere tutta la vita in una casa qualsiasi di uno qualsiasi dei suoi film.


Certo, avrei fatto carte false anche per vivere nell'appartamento di Maggie Cheung in In the Mood for Love di Wong Kar-Wai (soprattutto nel caso in cui Tony Leung occupasse quello di fianco, come nel film...)


Ma le mie case cinematografiche preferite, lo devo ammettere, sono quelle americane.
Dall'appartamento di Holly Golightly in Breakfast at Tiffany's, a quello scomodissimo ma adorabile di Barefoot in the Park, a TUTTE le case dei film di Woody Allen (menzione speciale per quella di September), a quella meravigliosa con finestra sul cortile (e che cortile!) in Rear Window di Hitchcock, fino ai sublimi appartamenti anni '50 dei film di Douglas Sirk, di quelli delle commedie con Doris Day e Rock Hudson, per approdare infine a quelli dei protagonisti di Mad Men (il mio preferito resta quello di Pete Campbell e la moglie).
Un appartamento che ho sempre trovato fantastico, soprattutto per la cucina, è quello di Ingrid Bergman in Indiscreet di Stanley Donen. 



Qualche anno fa è uscito un film (a mio avviso molto sottovalutato) che era un omaggio brillante, spiritoso e di gran stile alle commedie Day/Hudson: Down with Love, di Peyton Reed, con due strepitosi Ewan McGregor e Renée Zellweger. Ecco, l'appartamento di lei era abbastanza inarrivabile. Anche quello di lui, devo dire, non era niente male!




Comunque, si sa, c'è sempre un posto che ci piace più di altri. E le ragioni valle a capire. C'è quel qualcosa in più che ci cattura, che ci prende il cuore, che ci fa sospirare, proprio come un vero innamoramento. Se oggi qualcuno mi dicesse: possiamo esaudire il tuo  sogno di andare a vivere in una casa cinematografica, io non avrei un attimo di esitazione. Di tutti i film che ho visto, di tutte le case in cui virtualmente sono stata, ce n'è una per cui ho perso letteralmente la testa. Ed è la casa di Andie MacDowell in Green Card di Peter Weir (un film che, tra l'altro, adoro!). Si trova a New York, all'ultimo piano di un palazzo, e al suo interno c'è una serra. C'è questa scena in cui piove e lei prende un té seduta in cucina, ecco, io ho sempre pensato che in un posto così la felicità sarebbe assicurata!
E voi, cari lettori, in quale casa da film vorreste andare a vivere?




Vi lascio con questa piccola chicca tratta da Down with Love: la doppia versione di Fly me to the Moon cantata da Astrud Gilberto e Frank Sinatra... isn't that lovely?


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