Avere un blog è proprio una cosa bellissima, io ve lo dico.
Nel mese di Marzo, forse qualcuno se lo ricorderà, avevo pubblicato un post entusiasta su un film Italiano di rara bellezza: La Bocca del Lupo, di Pietro Marcello.
Quel film è stato per me, come direbbero i Francesi, un vero coup de coeur, ed ha avuto conseguenze piacevolissime.
Per prima cosa, una ragazza Italiana che vive qui a Parigi ha lasciato un commento al mio post: anche lei aveva assistito alla stessa proiezione, anche lei si era innamorata del film. Le ho scritto, mi ha risposto, ci siamo viste, ci siamo state simpatiche, adesso stiamo diventando amiche. Lei si chiama Marianna ed ha un blog molto carino che vi segnalo con piacere: Gradiva Soup. Mica male conoscere una bella persona grazie ad un film, no?
Poi, alcuni amici di Roma (i mitici Sara Conforti & Emiliano Morreale, sommi cinéphiles) hanno letto la mia recensione e mi hanno fatto sapere che il regista é un loro caro amico. Ci hanno messo in contatto, ho mandato a Pietro il link con il mio post e lui mi ha scritto per ringraziarmi! Sì, lo so, è una cosa bellissima, e lo è ancora di più se pensate che, secondo lui, io avevo un po' esagerato nei complimenti. Insomma: bravo, gentile, e pure umile. Forse è il Dexter Morgan italiano, altrimenti non me lo spiego. Nel frattempo, il film ha continuato a fare incetta di premi, tra i quali il David di Donatello e il Nastro d'argento come miglior film documentario.
Sapevo che Pietro ne aveva già diretto uno, di documentario, e ho iniziato a chiedere in giro come fare per averne una copia. E' andata a finire che lui in persona mi ha fisicamente spedito il DVD. E' proprio gentilissimo, che ci volete fare. Ho visto il film questo pomeriggio e, se andavo cercando una conferma del talento di Pietro, l'ho sicuramente trovata.
Il Passaggio della Linea, titolo ispirato ad un'opera di Georges Simenon, è una storia ferroviaria.
Sullo schermo vediamo sfilare immagini filmate dai treni o sui treni, in viaggi che percorrono l'Italia in lungo e in largo, dal Nord al Sud, di giorno e di notte: i panorami scorrono, veloci, ma un filo sottile li collega. Le stazioni cambiano nome ma sembrano sempre le stesse: Genova diventa Napoli, poi si trasforma in Milano, poi si scopre che era Firenze. Dal treno, l'Italia sembra quella che è: un posto bellissimo ma anche tremendamente squallido, un paese un po' alla deriva, come una bella signora che sta invecchiando male. Ad accompagnare le immagini lungo i binari a volte c'è silenzio, a volte rumori meccanici, a volte voci umane che si sovrappongono le une alle altre, e spesso una musica. A poco a poco, iniziano ad affiorare dei volti: sono quelli dei viaggiatori, ma non di prima classe. Italiani, stranieri, lavoratori, emigranti, che raccontano le loro storie davanti alla cinepresa, in maniera molto semplice e diretta. Sono tanti quelli che restano in mente: c'è il lavoratore di Napoli che viene da Scampia a cui tocca spiegare ogni volta che non ha mai avuto a che fare con la malavita, c'è il ragazzone meridionale che racconta che andare "in missione" al Nord è un po' come essere James Bond, o meglio Superman, tale e quale. Su tutti, però, spicca la figura di Arturo, un vecchietto dal passato interessante (di attivismo politico), che ha deciso, come alternativa alla casa di riposo, di passare la sua vita sui treni: finché ci sono treni, io avrò una casa, sono le sue incredibili parole. E con fermezza e piglio risoluto, davanti ad una cinepresa dall'umanità attenta e disarmante, racconta la sua bizzarra scelta.
Si sarebbe pronti ad andare chissà dove, su questo darjeeling limited nostrano, ma poi, come tutte le cose belle, anche questo viaggio finisce. Il treno viene inghiottito, e noi con lui, dalla nave che attraversa lo stretto di Messina.
Si sarebbe pronti ad andare chissà dove, su questo darjeeling limited nostrano, ma poi, come tutte le cose belle, anche questo viaggio finisce. Il treno viene inghiottito, e noi con lui, dalla nave che attraversa lo stretto di Messina.
Per i film di Pietro si può utilizzare senza imbarazzo e anche un po' senza ritegno un aggettivo che spesso mi fa preoccupare, quando lo leggo: poetico. Perché dal poetico al patetico il passo può essere brevissimo, ma qui siamo ben lontani dal pericolo. Le sue immagini hanno la bellezza e la profondità di quei momenti senza nome che tutti abbiamo vissuto, pur senza avere il potere di ricrearli. Quelle scene che vediamo solo per un attimo fuggevolissimo, fuori dal finestrino, o lungo un corridoio: e magari c'era la nebbia, o il sole al tramonto, oppure era un gesto qualsiasi, il suono di una risata, e chissà perché ci hanno parlato, ci hanno detto tantissimo, su di noi, sul mondo che ci circonda, persino sul senso o non senso della vita. Ecco, quei momenti lì, senza voce, senza titoli, è raro vederli al cinema. E sono preziosissimi.
A proposito, nella lettera che Pietro mi ha scritto faceva una precisazione: il testo (poetico, e tanto) che si sentiva nella Bocca del Lupo non è di Franco Fortini, come a me sembrava di aver letto da qualche parte, ma suo.
Insomma, io ve lo dico: se non è Dexter, è Superman, tale e quale.
Che fosse bravo, si era visto, sensibile anche, poetico nel senso più vero, pure, ma gentile e umile, en plus...!
RispondiEliminaLa magia del cinema: galeotto fu il film e chi lo diresse. Au plaisir des rencontres Zazie!
Marianna
PS. lusingata per la citazione, quasi arrossita.
Eh, per cosi poco, Gradiva.
RispondiEliminaW le cinema, Paris et les nouvelles copines!
A questo punto, visto che quest'inverno me lo sono perso, lo cerco in qualche arena estiva La bocca del lupo. Per l'altro documentario, intanto lo dico ad Alan che tu ce l'hai in dvd, visto che viene su a Parigi dal 5 luglio :-P
RispondiEliminaSempre un piacere scoprire talenti nuovi così posso ampliare la lista dei registi contemporanei italiani che amo: Sorrentino, Crialese, Diritti. Capotondi...
ps io amo anche Dexter per cui anche se fosse...
:)
Roberto Saponi
Grazie Roberto! Condivido in pieno la tua lista di registi Italiani preferiti.
RispondiEliminaE pure su Dexter siamo d'accordo...
ciao Francesca, illuminante con i tuoi bei commenti e pure ciao a Marianna, alla quale avevo io stessa parlato di te. Eh si, penso che un po' c'entro anche io in questa nuova amicizia e mi fa pure piacere! Baci
RispondiEliminaCiao Beatrice, grazie!
RispondiEliminaEh, si, Marianna mi ha detto che vi eravate incontrate e che tu le avevi detto qualcosa di me... ma quanto è piccolo il mondo!!!
Tocca organizzare un incontro tutte insieme al più presto, ragazze!
Baci.
Ciao Beatrice, un po' c'entri e sono d'accordo con Zazie, dobbiamo organizzare un incontro! Baci
RispondiEliminaE' tutto una coincidenza, anche il modo con cui ti ho scovato!
RispondiEliminaLC
Quale? Quale? LC, racconta che sono curiosa. Manco so chi sei, per altro...
RispondiEliminaZazie, cercavo un tuo contatto e aprendo una pagina di un social network, sulla sinistra, ho trovato per caso il link a questo blog. Fantastico!
RispondiEliminaDa quel giorno non posso fare a meno di passarci quotidianamente.
"Le Catré", per ora.
Il mistero si infittisce, caro Le Catré.... questa suspence è terribile, speriamo che duri! E grazie grazie grazie di essere fedele a questo piccolo blog!
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